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Eterno van Gogh


Chi non ha mai sentito parlare di van Gogh? L’artista olandese, famoso per i suoi girasoli e
paesaggi, durante tutta la sua vita ha portato sulle spalle il peso di essere incompreso e non apprezzato (soprattutto commercialmente). Solo dopo la sua morte ebbe inizio il vero successo, oggi più inarrestabile che mai: quotazioni stellari nelle aste, mostre ed experience sold-out; il museo a lui dedicato ad Amsterdam stacca ogni anno centinaia di migliaia di biglietti; e in tutto il mondo un ricco merchandising usa i suoi quadri su maglie, tazze, calzini, biro... 
Eppure pochi sanno ciò che si cela dietro ad uno dei più grandi geni della pittura. Ha provato a raccontarcelo un altro artista, Julian Schnabel, regista di “Van Gogh - Sulla soglia dell’eternità”, pellicola del 2018 in cui Willem Dafoe veste i panni del protagonista.

Il film
Non bisogna essere intenditori d'arte o grandi appassionati per la visione di questo film. Tutto ciò che serve è un pizzico di immedesimazione e di empatia nei confronti di un uomo che, prima di essere van Gogh, era solo Vincent: legatissimo al fratello Theo (Theodor) e alla pittura.
La pellicola ripercorre gli ultimi anni della sua vita, mostrando ciò che il mondo pensava di lui. Inizia con Vincent che decide di fermarsi ad Arles, paesino della Provenza, i cui abitanti, però, lo isolano e maltrattano. Qui arriva anche Gauguin, presentato come un sostenitore di Vincent, anche se poi saranno, sempre più in contrasto, abbandonerà la "casa gialla" in cui i due vivono e dipingono. In seguito all'ennesima crisi, van Gogh si taglia un orecchio. Infine, per cercare di riabilitarsi, si reca in una chiesa e in un ospedale, dove viene visitato dal fratello Theo, che da sempre lo aveva incoraggiato a seguire la sua “vocazione della pittura”, al contrario del padre. Era infatti dal fratello che il pittore riceveva i soldi da cui traeva il suo principale sostentamento.
Questo film non contiene molti dialoghi, ma riesce a catturare l’essenza di un uomo solo che cerca di trovare la sua strada, in un mondo che non sembra apprezzare o voler provare a capire cosa avrebbe potuto rappresentare. Le scene che mostrano le condizioni di povertà in cui viveva lo rendono agli occhi dello spettatore un elemento fragile, bisognoso di attenzioni. Nulla di troppo romanzato o di finto, poiché sembra di tornare indietro nel tempo e di potersi immergere nei campi olandesi e di guardare il mondo con gli occhi del protagonista.
La pellicola - dalla durata di un’ora e cinquanta minuti circa - è l’ideale per andare alla scoperta di una personalità tanto celebre. Infatti anche i meno esperti sanno riconoscere van Gogh ed indicarne almeno un quadro. Questo avviene anche grazie al suo modo di vedere le cose, che nel film viene percorso come se noi stessi fossimo entrati nella sua vita! La cosa bella di questo film, infatti, è che puoi riconoscerti almeno in una delle sfaccettature di un carattere tanto complesso: dolore, desiderio di essere apprezzati, abbandono, disprezzo da parte degli altri... e chi ne ha più ne metta!

Impronta nel mondo
Il senso di identificazione che potremmo provare nei confronti del pittore olandese deriva dal fatto che forse non è la solita storia di successo. Van Gogh è la dimostrazione che a volte dare sé stessi non ripaga come avremmo voluto, ma statene certi: prima o poi ripaga.
Sempre.
Qualcuno nel film vedrà una semplice biografia di uno dei tanti uomini in difficoltà, ma sapere che in qualche modo ce l’ha fatta (anche se dopo la morte), è un bellissimo messaggio. La sua storia e i suoi quadri hanno lasciato un’impronta nel mondo. Anche Caparezza, gli ha dedicato una canzone rap, mettendo in luce l’uomo ritenuto folle. Come dice il ritornello: “tu sei pazzo mica Van Gogh”. Canzone piuttosto bella, che mette in chiaro alcune cose a chi la ascolta.

Considerazioni finali
Il film è stato molto apprezzato sia per la storia e la regia che per l’attore protagonista, che sembra la copia del pittore. Un film per chi vuole emozionarsi e vuole scoprire un mito ancora piuttosto “contemporaneo”. A volte basta davvero poco per capire che dietro a un quadro c’è un artista, e dietro all’artista c’è un senso di identificazione con ciò che ha rappresentato. Qualcosa che non può essere colto, come il più delle volte accade, superficialmente da un solo sguardo.
Forse van Gogh è davvero sulla soglia dell’eternità.

M. K. A. 1 A Com

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