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La storia dell’acqua in bottiglia

L'acqua e il pianeta Terra

L'acqua è l'elemento fondamentale alla base della vita ed ha una storia che è più antica del nostro pianeta. Molto probabilmente, infatti, le molecole di acqua erano già presenti nella polvere che costituiva il corpo celeste che poi sarebbe diventato la nostra Terra. Nel corso del tempo, questa polvere ricca di acqua si è aggregata lentamente per formare le rocce del nostro pianeta che, nel tempo, hanno espulso l'acqua contenuta in esse: si sono formati così i mari e gli oceani.

L'acqua e l'uomo

Tra le grandi civiltà antiche, i Romani furono quelli che, forse più di tutti, elessero l’acqua a elemento fondante della propria cultura, attraverso le grandi opere architettoniche degli acquedotti, visibili ancora oggi, e nelle forme dei bagni pubblici e delle terme, centri di igiene e salute che scandivano la vita sociale dei cittadini. Prima di Roma però anche altre culture coltivarono uno stretto rapporto con l’acqua, come gli Egizi e i misteriosi Etruschi, che erano già dediti all’idroterapia.

Furono comunque i Romani a capire per primi il potenziale commerciale presente nelle loro preziose fonti termali: spetta a loro il merito di aver diffuso la conoscenza delle proprietà terapeutiche delle acque e, a seguito della crescente richiesta che giungeva da facoltosi acquirenti sparsi in ogni parte dell’Impero, l’idea di stiparla nelle anfore, che venivano poi spedite a tutti coloro che desideravano acquistarla a scopo terapeutico.

La prima acqua minerale in bottiglia, storicamente documentata, risale al 1583. Proveniva dalle antichissime sorgenti termali di Spa, cittadina della valle belga situata nelle Ardenne da cui probabilmente deriva il nome dei moderni centri benessere.



L’acqua del rubinetto e l'acqua in bottiglia

L’acqua viene estratta dalla sorgente attraverso l’azione di captazione. Questo termine deriva dal latino captatio, ovvero prendere. Una volta "catturata" dalla sorgente, l’acqua si convoglia verso lo stabilimento dove avverranno le successive fasi di purificazione ed analisi.

L’acqua del rubinetto e quella in bottiglia non sono uguali: sebbene siano entrambe sicure ed affidabili, esse differiscono in alcune caratteristiche.

Ad esempio per eliminare la carica batterica e proteggere l’acqua durante il trasporto nelle tubature, è necessario aggiungere cloro (anche in quantità molto piccole, a volte), fatto poco gradito ai consumatori. Tuttavia, per eliminare l’odore, è sufficiente far riposare l’acqua in una caraffa per circa trenta di minuti.

Perché, allora, l'acqua in bottiglia è vista dal consumatore migliore rispetto a quella del rubinetto?

Nel corso degli anni sono state utilizzate varie strategie di marketing per promuovere l'acqua in bottiglia.

Nel 1976 l’acqua frizzante Perrier conquista l’America, dato che commercializzata come bevanda analcolica con 0 calorie e alternativa alle bibite zuccherate (collegato anche al movimento per il cibo salutare). Per fare ciò l'azienda comincia giocando sul fascino dell’eleganza francese, poi sponsorizza maratone per associare Perrier a salute e venderla come prima bibita  naturalmente frizzante del pianeta, e indovinate un po’? Funziona! E le vendite di Perrier arrivano fino a 60 milioni di bottiglie l’anno.

Nel 1985 di conseguenza, la rivale (sempre francese) Evian decide di promuovere non più i valori nutrizionali e benevoli dell’acqua, ma inizia a promuoverla come accessorio alla moda. Contro ogni aspettativa, questa stratregia funziona, le vendite arrivano oltre al miliardo, ed Evian diventa il marchio di riferimento per le celebrità.


Nel 1990 vengono controllate delle bottiglie della Perrier: 13 di esse sembrano essere contaminate dal benzene (sostanza chimica  collegata al cancro negli animali) e dunque ne viene bandito il commercio.

Nel 1993 le bibite gassate (più grandi rivali dell’acqua in bottiglia) subiscono un crollo, perché accusate di essere una delle principali cause dell’epidemia di obesità in America; dunque l’acqua in bottiglia, etichettata come un’alternativa sana subisce un’incremento maggiore. Dopo di che, Chanel crea una vera e propria “borsetta” per trasportare più facilmente le bottiglie, dato che considerata “alla moda”.

ell'anno successivo le industrie delle bibite gassate, capendo che non possono più cercare di “superare” le industrie di acqua in bottiglia, decidono di allearsi a loro; dunque Pepsi rilascia acquafina e 5 anni dopo, CocaCola lancia Dasani, che viene associata ad un’acqua che suggerisce purezza, riposo e ricarica.

Negli anni 2000 i produttori di acqua in bottiglia tentano nuove strade per allargare mercato e fatturati. Così, dopo le acque minerali, sugli scaffali dei supermercati arrivano le "acque da tavola" o addirittura "l'acqua da bere", definizione coniata da Parmalat per la sua acqua.

Una novità? Non proprio. Si tratta di tutti quei tipi di acqua che in base alla legge non si possono definire “minerali”, ma che rispettano determinati parametri di potabilità, in certi casi ancora più severi che per le minerali stesse. La normativa le definisce come "acque destinate al consumo umano".

Un esempio banale è l’acqua del rubinetto, che arriva ormai in tutte le case, si può bere tranquillamente e ha un costo irrisorio.

Nel 2008 in America nascono gli “intenditori” di acqua in bottiglia, i cosiddetti idrosommelier, esperti nel creare il giusto abbinamento acqua-cibo.

Quali sono queste differenziazioni tra varie marche di acqua? Bottiglie di lusso, gusti differenti, contenuti di sali minerali. Questi intenditori affermano che alcuni tipi di acqua possano addirittura sostituire il vino per i non amanti degli alcolici che vogliono comunque qualcosa di “buono”, come l’acqua glaciale e la pioggia in bottiglia.

Conclusioni:

L’acqua in bottiglia, in questi ultimi tempi, ci viene venduta come un’alternativa più sana a quella del rubinetto perché più controllata, più sana e con un sapore migliore.

Circa il 66% delle bottiglie d’acqua che utilizziamo non sono riciclate, il che, moltiplicato per miliardi di bottiglie consumate anche solo per un anno, porta gravissime conseguenze all’ambiente in cui viviamo.

La soluzione per limitare questo inutile utilizzo di plastica (che spesso non viene riciclata correttamente) è sotto ai nostri occhi: utilizzare l'acqua corrente.



I A COM


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