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LA MUSICA PER SCHOPENHAUER: COME IL FILOSOFO CI PARLA ANCORA OGGI

  Il termine musica – dal greco mousikḗ, «arte delle Muse» – è, secondo la definizione che troviamo sul dizionario Treccani, «l’arte che consiste nell’ideare e nel produrre successioni strutturate di suoni semplici o complessi che possono variare per altezza (la frequenza delle vibrazioni del corpo sonoro), per intensità (l’ampiezza delle vibrazioni) e per timbro (in base al materiale del corpo sonoro), per mezzo della voce umana (musica vocale), di strumenti (musica strumentale) o per la combinazione di entrambe queste fonti.» 
  In poche parole, la musica è definita come l’unione di diversi elementi che compongono una melodia, e nel corso dei secoli abbiamo assistito alla sua evoluzione: da quando nella Preistoria i primi ominidi utilizzavano strumenti rudimentali, come ossa, bastoncini di legno o quelli che sono stati considerati dagli storici come i primi tamburi suonati battendo le mani, alla musica contemporanea della seconda metà del ‘900, per arrivare fino al giorno d’oggi, in cui siamo muniti di applicazioni come Spotify o ITunes che riproducono le nostre canzoni preferite ogniqualvolta lo desideriamo.
  La musica ha sempre appassionato gli esseri umani e tantissime discipline sono collegate ad essa, come la matematica, la fisica o la filosofia.
  Sono stati diversi i filosofi che hanno elogiato con il loro pensiero la musica, e tra questi ricordiamo Arthur Schopenhauer, filosofo del XIX secolo e uno dei maggiori esponenti della corrente pessimistica. Dopo Pitagora fu il primo a unire alla filosofia la musica, ritenendola talmente importante da arrivare addirittura a definirla “metafisica in suono”; in essa vedeva non un qualcosa di superiore, ma l’arte che predomina su tutte le altre forme estetiche. 
  Il filosofo amò con grande sentimento la musica fin dalla tenera età, apprese a suonare il flauto e studiò le opere di Mozart e Rossini, suoi compositori preferiti e che furono fondamentali per lo sviluppo del suo pensiero.
  Secondo Schopenhauer l’arte è la facoltà conoscitiva massima della mente umana, tramite la quale riusciamo a cogliere le idee e riprodurle così come sono state concepite, nella loro purezza, prima di frammentarsi nella molteplicità spaziale e temporale. Tra tutte le arti la musica è la più pura e può essere paragonata alle idee stesse.
  C’è però un’importante distinzione tra ragione e arte: mentre la prima segue la “corrente incessante e stabile” delle cose che accadono nel mondo, la seconda è dappertutto, strappa l'oggetto dal fiume degli avvenimenti e lo tiene fermo dinanzi a sé, cristallizzandolo nel tempo. Se l’idea fosse, per esempio, un quadro con la cornice frantumata, la ragione coglierebbe la sua ricostruzione partendo dai frammenti, mentre la visione dell’arte grazie alla musica sarebbe quella antecedente alla rottura, perché questa va oltre la materia ed esprime l’essenza stessa di pensiero ed esistenza.
  Schopenhauer continua dicendo che la musica è il mezzo attraverso il quale l’uomo è in grado di salvarsi dalla sua stessa tirannia, una via che ci può allontanare dal dolore della vita quotidiana. Questa considerazione possiamo riconoscerla vera ancora oggi quando, per esempio, dopo una brutta giornata torniamo a casa con le cuffiette nelle orecchie e una playlist terapeutica in riproduzione. Ascoltando della buona musica ci dimentichiamo di tutti i pensieri negativi che assillano le nostre menti e spesso ci sentiamo compresi e sereni. 
  Per il filosofo, infatti, la musica è il cuore di tutte le forme e ci permette di contemplare la vita, coglierne i momenti positivi tralasciando quelli negativi ed elevandoci, di conseguenza, al di sopra della volontà dello spazio e del tempo. Questa sensazione di pace si rivela però, secondo Schopenhauer e gli esponenti della corrente pessimistica, un qualcosa di temporaneo, perché la musica, così come ogni forma d’arte, è un conforto alla nostra vita ma non la soluzione a tutti i mali. Tramite essa noi fuggiamo temporaneamente ma siamo destinati a ritornare nel nostro stato di infelicità. La musica è come una piccola isola nell’immensità dell’oceano, piccola e apparentemente priva di significato, ma in realtà in quel piccolo pezzo di terra possiamo costruire un castello dove rilassarci e scomparire temporaneamente, in cerca di rifugio.
  Le parole del filosofo, che hanno attraversato i secoli e hanno reso immortale il suo pensiero, rispecchiano effettivamente l’importanza della musica nella nostra realtà: la musica riesce a parlare per noi e a dare voce ai nostri pensieri, alle nostre gioie e alle nostre insicurezze; la musica può unire, può creare gioia e spensieratezza e può renderci simili nelle nostre individualità; attraverso di essa possiamo esprimere ideali e modi di vivere: è un mezzo fondamentale di comunicazione attraverso il quale tutti noi riusciamo spesso a trasmettere passioni, sentimenti ed emozioni.
V. F.
3D Liceo Linguistico

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