“Se non stai pagando il prodotto, quel prodotto sei tu”: una
delle frasi più forti del docufilm “The social Dilemmma”. Il vero obiettivo dei social media è la possibilità di cambiare il nostro comportamento,
portandoci ad utilizzare i social network o le varie app ad essi collegate e, ad
esempio, inserire le pubblicità, utili
agli sviluppatori per arricchirsi.
Il documentario presenta i social media come una forza innegabile che continua a causare danni senza precedenti alla società.
Si concentra su come gli utenti vengono sfruttati per ottenere vantaggi finanziari, su come i social sono progettati in modo tale da favorire la dipendenza, sul loro uso politico e infine su come influiscono sulla salute mentale.
Il design di diversi siti Web è in grado di causare dipendenza ed influire spesso negativamente sull’autostima di molti giovani, che percependo i social come la realtà ne sono completamente divorati.
Coloro che utilizzano i social media lo fanno senza considerare le implicazioni che potrebbero avere sul loro benessere psicologico, emotivo e spirituale.
Questo documentario offre potenti spunti che riguardano la questione dell'etica, infatti tutti sappiamo come spesso le pagine web e i vari profili su noti social non sono attendibili.
Di frequente pensiamo che i social media ci rendano connessi, in realtà hanno i loro obiettivi e riescono a manipolarci.
The social dilemma informa gli utenti per renderli consapevoli di ciò che utilizzano quotidianamente.
Le notifiche sullo schermo per esempio sono utilizzate strategicamente dalle varie app per catturare la nostra attenzione e come è statisticamente provato riescono brillantemente nel loro intento.
Molti sono al corrente di questa situazione eppure tutti continuano ad utilizzare i cellulari ogni giorno, il documentario offre un punto di vista realistico, evidenzia i lati positivi e il grande potere che portiamo in tasca tutti i giorni, ci permette però di essere a conoscenza di alcuni piccoli segreti per poter essere almeno prodotti consapevoli.
Facebook, Instagram, Twitter, Snapchat, ecc. pagano in cambio della visualizzazione dei loro annunci, la nostra attenzione è il prodotto che viene venduto agli inserzionisti.
Il fine di inserire una pubblicità è quello di convincere l’osservatore
che il prodotto pubblicizzato sia migliore degli altri prodotti
simili ad esso e, di conseguenza, indispensabile.
Ciò che vediamo in rete è mirato sulle ricerche del singolo utente: quando si cerca qualunque cosa spunta un avviso sui cookies, dei piccoli file di testo necessari affinché il server del sito web che li ha installati possa ottenere informazioni sulla specifica attività che l'utente compie su quelle pagine web e sono alla base delle pubblicità in rete. Grazie ai cookies, i social media possono "personalizzare" le pubblicità per convincerci ad acquistare un certo prodotto o a installare una determinata applicazione.
Tutte le pubblicità elogiano il proprio
prodotto e, spesso, ne enfatizzano le caratteristiche per riuscire a venderlo maggiormente. Per esempio, viene inventata l’acqua dietetica con 0 calorie che, alla modica cifra di 4 €, aiuta a non ingrassare. Si tratta della bevanda perfetta per chi non vuole ingrassare e tenersi in forma, raccomandata da 9 nutrizionisti su 10!
L'idea che un prodotto sia “raccomandato da 9 esperti su 10” è anch'essa un tipo di pubblicità ingannevole perché, così dicendo, pare che il prodotto sia ottimo. Quella piccola percentuale mancante è necessaria: nel caso il prodotto non sia all'altezza delle aspettative, lo salva da quello che sarebbe una delusione dell’acquirente e lo porta a pensare che sarà stato solo un caso, di conseguenza ricomprare l’articolo in questione o un altro della stessa ditta potrebbe essere una buona idea.
Fermandosi a ragionare, però, viene da pensare “Ma è una truffa! L’acqua ha 0 calorie
sempre!”. Questo è il potere delle pubblicità: farci sembrare speciale anche qualcosa di scontato.
Chi è il vero prodotto allora?
A.N. e C. C.
IV B Liceo Scientifico
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