Tolleranza: l’arte di amare il prossimo così com’è
“Cerchiamo di vivere in pace, qualunque sia la nostra origine, la nostra fede, il colore della nostra pelle, la nostra lingua e le nostre tradizioni. Impariamo a tollerare e ad apprezzare le differenze. Rigettiamo con forza ogni forma di violenza, di sopraffazione, la peggiore delle quali è la guerra.”- Margherita hack
Il concetto di tolleranza si è affermato originariamente in
riferimento alla religione come riconoscimento della libertà di coscienza in
nome della coesistenza pacifica di tutte le confessioni e degli orientamenti di
fede. In senso più vasto, la tolleranza è intesa come libertà di coscienza,
come rispetto di tutte le convinzioni non solo in materia di religione, ma
anche di politica, morale e scienza. In altre parole potremmo definirla come il
rispetto per il diverso o meglio ancora la sua inclusione all’interno di una
società che presenta molti più paletti di quello che si pensa.
L’uomo si crea tantissimi schemi, canoni, caselle in cui
inserire determinate caratteristiche secondo le quali o sei dentro o sei fuori.
Non esiste via di mezzo. Decidiamo quale colore della pelle sia il più giusto,
quale sia il genere più importante, discutiamo sul colore degli occhi e dei
capelli, su come si veste una determinata persona e poi forse ci accorgiamo dei
suoi pensieri e sentimenti. Tutto è basato su tanta apparenza e poco
sentimento. Eppure il problema sembra non toccarci minimamente e molto spesso
ci limitiamo a dire “è colpa della società”. Ma la società chi è? Non siamo
forse noi la società stessa? Chi è il cattivo della situazione? O siamo solo noi
che non tolleriamo niente e dunque non consideriamo “normali” certe
caratteristiche che riteniamo diverse solo perché non ci appartengono? E
soprattutto tollerare cosa significa? Tollerare significa rispettare.
Rispettare tutte le diversità e comprendere che siamo fatti tutti della stessa
pasta, tutti forti come rocce davanti ai mali, tutti così deboli di fronte alle
catastrofi naturali dettate dalle leggi biologiche ed ecologiche. Eppure sembra
che tutti siano sordi di fronte questo messaggio, tutti molti bravi a parlarne,
a fare incontri per i giovani, sensibilizzare con spettacoli teatrali, ma poi
di concreto cosa si realizza? Come si agisce di fronte ad una piattaforma
social che elimina una foto di una donna in carne e ne riposta una di una ragazza
nella “media” o magra? Come si agisce di fronte a qualcuno che scredita le
altre popolazioni per cultura, tradizioni e le considera incapaci di svolgere
determinati lavori?
Altra riflessione che mi viene in mente: la giustizia in
casi di maltrattamento deve intervenire se si tratta di tradizioni o cultura di
una popolazione? E’ rispetto intervenire con provvedimenti? Credo di sì.
Ritengo che il rispetto per una persona è comprendere che dove finisce la sua
libertà inizia quella altrui. Esiste infatti un confine molto sottile tra
umanità e disumanità e nel momento in cui il rispetto verso un essere umano
viene a meno, viene a meno anche la tolleranza.
La scuola può
essere utile? Parola d’ordine: integrazione
Integrare una popolazione con un'altra difatti è fare in modo che si sentano tutte due accettate, accolte, protette in quanto fondendosi in un'unica razza, quella dell'umanità, non si sentono attaccate ma promosse. Promosse nella loro diversità che le rende uniche e perfette nelle loro imperfezioni. Io sono molto legata al mondo scolastico e sono contraria a chiunque pensi che la scuola non possa cambiare il mondo. Sono convinta che la scuola intesa come una macchina che ti dà gli strumenti per costruirti un pensiero critico, senza strumentalizzarti grazie a pensieri preconfezionati dallo Stato, possa offrire un'opportunità importante per l'integrazione di coloro che vengono considerati diversi e questo perché di fatto fai in modo che due cittadini di due diversi paesi, con condizioni sicuramente diverse anche per quanto riguarda l'economia abbiano pari opportunità di costruirsi un futuro. Il resto sta a loro, ma non dipende da religione, pelle o pensiero politico. Solo dalla passione e dalla voglia di fare, di mettersi in gioco. Dunque grazie alla possibilità di unire nelle classi una mescolanza quanto più alta di culture diverse si fa in modo che i ragazzi crescano in un ambiente di rispetto, di conoscenza e ammirazione nei confronti della cultura dell'altro e di senso di pace. Inoltre si potrebbe improntare tutta la loro didattica con una serie di reti di progetti da estendere in tutte le materie in modo tale che i ragazzi siano costretti a dialogare tra loro e a confrontarsi con teste totalmente diverse a causa di esperienze differenti oltre che a condividere i propri ricordi della terra natale. Sono convinta che potrebbe nascere un ottimo risultato. Ma ovviamente le convinzioni e l’impegno di una sola persona non bastano. Con un gruppo di molte persone si può fare già la differenza. Tu, saresti tra quelle?
A.R. IIIA Liceo Classico
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