A inizio dicembre, a seguito di innumerevoli progetti e idee da realizzare nella nostra “città del cuore”, Torino, io e una mia carissima amica abbiamo finalmente trovato il tempo e le energie per fare una piccola gita.
Il nostro proposito si è ulteriormente "messo in moto" quando abbiamo avuto la notizia di un'occasione da non perdere presso il Museo d'Arte Orientale: solo per quella domenica, ci sarebbe stata la possibilità di effettuare una visita completa al prezzo di solo € 1.
A due studentesse del quinto anno di liceo, stressate e squattrinate ma innamorate di Torino e dell'arte in tutte le sue forme, una visita quasi gratuita delle quattro vastissime mostre permanenti all'interno del MAO è parsa (a ragione) un'opportunità da cogliere al volo.
Per chi non avesse familiarità con la struttura, il MAO è stato inaugurato nel 2008 nella sede storica di Palazzo Mazzonis, e custodisce una delle più importanti collezioni di arte asiatica in Italia e in Europa.
Il museo offre appunto quattro mostre permanenti, ognuna dedicata ad un'area geografica dell'Oriente, e diverse mostre temporanee, tra le quali possiamo annoverare - fino a giugno 2024 - una mostra d'arte contemporanea con la partecipazione di Marzia Migliora, artista del territorio alessandrino dal solido curriculum internazionale ed ex allieva del Liceo Canina di Casale Monferrato.
Siamo state accolte da uno staff cordiale e discreto, e abbiamo potuto esplorare un percorso museale allestito in maniera impeccabile, con illuminazione prevalentemente naturale, giochi di luce che conferivano ad ogni opera esposta una sua rilevanza, e dettagliati cartellini che ci hanno consentito di familiarizzare con aspetti della storia e della cultura orientale che altrimenti ci avrebbero permesso di godere delle opere esposte solo a metà, senza conoscere il contesto e la funzione per cui erano state create.
Le aree visite, distribuite sui vari piani, riguardavano l'arte di Cina, Giappone, Sudest asiatico, Paesi islamici e Himalaya. È stata una vera benedizione per me aver ricevuto il permesso di scattare fotografie (rigorosamente senza flash), perché mi ha consentito di catturare da vicino e ricordare alcuni dettagli che tuttora, mentre scrivo, mi riempiono la mia mente: l'espressione pacifica e i lineamenti delicati di un Buddha morente, gli arazzi giapponesi finemente decorati con figure di uccelli e piante, le possenti armature samurai cosparse di decorazioni e simboli, gli ipnotici arabeschi arabi, le grossolane ma affascinanti statue delle divinità arcaiche dei popoli mesopotamici...
Tuttavia, se dovessi scegliere la parte del museo che ha rappresentato per me un vero e proprio angolo di paradiso, sceglierei l'unica sezione espositiva all'aperto, vale a dire una grande terrazza che ospitava la più vasta e varia collezione di bonsai che io abbia mai visto. Disposti a intervalli regolari c'erano alberelli in miniatura di tutti i tipi: ginkgo biloba, acero giapponese... C'era un'atmosfera di pace a stare là, in quell'aria pungente di inizio inverno mitigata da un sole un po' timido, a cercare informazioni sulle piante, raccogliere foglioline già cadute e meravigliarsi alla scoperta che magari un bonsai aveva la nostra stessa età e il suo vicino più di cento anni.
In conclusione, quella al MAO è un'esperienza raccomandate vivamente a chiunque ne abbia la possibilità e il tempo necessario per goderne appieno, perché ne uscirà pieno o piena di meraviglia ed estasi nei confronti dei variegatissimi mezzi espressivi che popoli, anche poco conosciuti, possedevano sin dall'età arcaica. Provare per credere!
F. D.
IIIB liceo classico
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