Calzoncini di lycra, pelle abbronzata al punto giusto,
sorriso fresco di ortodontista e parole entusiaste accompagnano il frutto del
momento. Inneggiato dal web per le molteplici virtù: antiossidante, vitaminico,
ovviamente dimagrante e dalle proprietà ringiovanenti, apparso or ora sui
nostri schermi, è il frutto della palma Acai. Una bacca dall’accattivante colore
purpureo, che negli ultimi tempi ha conquistato il cuore della cucina salutista
e tinge di sfumature vellutate: frullati, cremine, insalatine a basso
contenuto calorico.
Certo non è miracolosa, non sostituisce una dieta
bilanciata, nemmeno una regolare attività fisica; unico difettuccio del tutto
trascurabile, poiché di natura puramente morale, è che prima di deliziare le
tavole ipocaloriche di vecchio e nuovo mondo è stato brutalmente strappato
dalla “madrepianta” da bimbi maldestri e sottopagati.
Si sa, i bambini non sono esseri delicati, soprattutto se
abbarbicati a 25 metri di altezza al tronco semiliscio di una palma. Gli scatti
del fotografo Karl Mancini, in un servizio pubblicato in collaborazione con il
Pulitzer centre, documentano il viaggio della preziosa bacca, dalla pianta fino
ai laboratori dove viene spremuto il succo, in modo da rassicurare il
consumatore che nessun frutto è stato maltrattato nel corso della produzione.
Maria Luisa (di anni 11 ma che raccoglie da quando ne ha 6) e
Viktor (anni nove) sono solo due dei tanti bambini coinvolti nell’annuale
raccolta di questa bacca, in Brasile nello stato del Parà, dove la monocoltura
della palma Acai è così diffusa che già modifica pesantemente l’ecosistema;
intere famiglie si impegnano a riempire ceste e ceste di frutta, ogni cesta è
venduta al corrispondente di 2,60 euro, mentre il succo è rivenduto ai
consumatori occidentali a 5 euro al litro.
Lo sfruttamento dei lavoratori è palese e sotto gli occhi di
tutti, i “peconheiros” guadagnano pochissimo da un lavoro pericoloso e
massacrante, senza tutele di alcun tipo, anche perché, nonostante siano
stanziati nella regione da millenni, non posseggono le terre dove abitano e
possono essere cacciati in qualsiasi momento.
Consiglio vivamente l’articolo relativo di
“Internazionale”n.1495 e per pura celia riporto anche un estratto della famosa
rivista Vogue che propone un’altra visione del frutto miracoloso:
“…Ha la consistenza di una granita siciliana e il sapore di
un gelato alla frutta. Se poi aggiungiamo che è a base di un superfood
proveniente dall’Amazzonia, e che la preparazione prevede una guarnizione di
granella, cereali croccanti e frutta fresca, capite bene che il grande successo
riscosso negli ultimi tempi dall’Açai Bowl, dal Sud America alla California (su
Instagram, l’hashtag conta quasi un milione di post!) ha il suo perché” [...]
“Açai Bowl è una coppa contenente bacche di Açai (piccolo frutto di colore violaceo, imparentato con i mirtilli, che nasce da una palma arborea originaria del Sudamerica) preferibilmente congelate e poi frullate, guarnite quindi con frutta esotica a pezzetti, granella di frutta secca, cereali croccanti. Punto di forza è la consistenza fine e delicata, molto simile a quella della classica granita siciliana. Anche il sapore non è da meno: ricorda ampiamente quello di un fresco gelato alla frutta!”[…]
Che delizia! Un fresco gelato di frutta, proprio quello che
ci vuole dopo una lunga giornata sotto il sole a raccogliere bacche.
E.V, IIIA Liceo Classico
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