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Tra leggenda e realtà: il misterioso Ponte del Diavolo di Borgo a Mozzano

Esistono tante leggende al mondo che legano l’immaginario a luoghi, personaggi, usanze o avvenimenti del passato. Alcune sono divertenti, altre educative, altre ancora estremamente spaventose e avvolte nel mistero. Tra queste, per esempio, si racconta che in un tempo molto molto lontano, in un piccolo borgo nella zona centrale dell’Italia, fu commissionata a un capomastro la costruzione di un ponte estremamente difficile da progettare. L’uomo, preso dallo sconforto e dal timore di non riuscire a ultimare l’opera in tempo per la consegna, cadde in disperazione, tanto che un giorno evocò Satana. Questi si dimostrò disponibile ad aiutare il capomastro e gli fece una proposta: il ponte sarebbe stato concluso nel giro di una notte, in cambio però dell’anima della prima persona che da lì sarebbe passata. Il capomastro, ormai completamente avvilito, accettò pentendosi tuttavia ben presto della sua scelta. In una notte il ponte fu completato ma il crescente senso di colpa per ciò che aveva fatto portò il capomastro a confessare le sue colpe al parroco del paese, domandandogli un consiglio su come comportarsi. I due studiarono attentamente uno stratagemma nel tentativo di ingannare Satana e misero in atto il loro piano. 

Il giorno dell’inaugurazione il capomastro gettò sul ponte un pezzo di focaccia in modo tale da attrarre un cane che, sentendone il profumo, corse immediatamente sulla struttura. Il diavolo, adirato per l’inganno, modificò la forma delle arcate, rendendole irregolari e sproporzionate. Nessuna vittima umana fu sacrificata.
Un’altra leggenda molto simile racconta la storia di Lucida Mansi, una splendida e ricca nobildonna, di indole libertina che, terrorizzata dall’idea di invecchiare, era solita  ricorrere ad alchimie o all’aiuto di anziani saggi. Un giorno, al risveglio, la donna notò la presenza di una lieve ruga sul suo volto e, in preda all’angoscia, si rifugiò su un ponte per abbandonarsi ad uno scrosciante pianto. Sentendo i suoi lamenti, il diavolo, con le sembianze di un giovane uomo, accorse da lei e le chiese il motivo di tanta disperazione proponendole un patto: lui le avrebbe donato trent’anni di bellezza e giovinezza ma lei in cambio gli avrebbe dovuto donare la sua anima. La donna accettò senza esitazione e così visse i successivi anni mantenendo intatta la sua splendida immagine; allo scadere del tempo però il diavolo tornò e la nobildonna si accorse subito del grave errore che aveva commesso, tentando invano di sfuggirgli. Malauguratamente nessuno poteva rompere un patto con Satana e così la donna fu catturata e gettata nelle acque del fiume che scorreva proprio sotto al ponte su cui,
trent'anni prima, a causa della sua superbia, aveva sacrificato la sua vita al diavolo. 


   
Due leggende molto diverse che hanno comunque  un velo di verità: quel ponte maledetto esiste davvero, si trova in provincia di Lucca, più precisamente nel piccolo paese di Borgo a Mozzano e prende il nome di “Ponte della Maddalena" o, come è meglio conosciuto, “Ponte del Diavolo”.

Due leggende molto diverse che hanno comunque  un velo di verità: quel ponte maledetto esiste davvero, si trova in provincia di Lucca, più precisamente nel piccolo paese di Borgo a Mozzano e prende il nome di “Ponte della Maddalena" o, come è meglio conosciuto, “Ponte del Diavolo”.

Questa imponente opera medievale fu commissionata dalla contessa Matilde di Canossa nell’XI secolo per avvantaggiare il percorso  di viandanti e  pellegrini che, attraversandolo, avrebbero raggiunto più agevolmente Lucca e la Via Francigena che, ai tempi del Medioevo, collegava l’Europa Occidentale a quella Meridionale.

Sito sul fiume Serchio, fin dalle origini ottenne un’importante considerazione per la struttura ampia e innaturale delle arcate. Un primo restauro avvenne nel XIII secolo, voluto dal condottiero lucchese Castruccio Castracani, ma perse il nome di “Ponte della Maddalena", per poi riacquistarlo nel Cinquecento grazie a un piccolo oratorio situato nelle vicinanze.

Una piena del Serchio nel 1836 provocò gravi danni alla struttura poi che venne ristrutturata così come la conosciamo oggi. Agli inizi del Novecento, per consentire il passaggio del treno sulla via ferroviaria Lucca-Aulla, fu aggiunto un ulteriore arco che ne mutò la fisionomia. Lungo circa novanta metri e realizzato interamente in pietra, il “Ponte della Maddalena” (o “Ponte del Diavolo”) presenta una struttura definita a schiena d’asino, costituita da tre arcate di grandezza diversa con l’arco maggiore che tocca i diciotto metri di altezza.



Sopravvissuto a duri e bui secoli di storia, oggi si trova ancora dove venne edificato al tempo della sua ideatrice. Per chi vuole visitarlo dieci minuti di cammino sono sufficienti per raggiungerne la parte più alta e per poter godere di una vista mozzafiato del panorama del paese e dei suoi dintorni. 

L’affascinante “Ponte del Diavolo”, luogo di leggende e maledizioni, è sicuramente una meta turistica da tenere in considerazione durante un viaggio in Toscana per poter vivere in prima persona l’atmosfera tetra e sinistra che lo rese speciale fin dai primi anni di costruzione. 


V.F., III D LING.


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