L’adolescenza, il periodo più bello e più brutto della vita: siamo giovani ragazzini pieni di voglia di scoprire il mondo e vivere esperienze indimenticabili così che in futuro ripenseremo a ciò che abbiamo vissuto e diremo: “Come eravamo felici, vorrei davvero tanto tornare indietro!”. Vogliamo fare tutto quello di cui abbiamo voglia ed essere noi stessi, ma non troppo perché altrimenti ci si distingue dagli altri e tutto diventa un: “Ma chi si crede quella là? Palesemente vuole solo attirare l’attenzione di tutti.” Tutto questo solamente perché il proprio modo di vestire è diverso da quello degli altri e ci si trova bene così.
Siamo la generazione che combatte per i propri diritti ma siamo anche la stessa che li distrugge perché vittima di stereotipi inutili. Per questo se una persona non è uguale a me bisogna criticare e lasciarla sola perché altrimenti “Cosa penseranno gli altri di me se mi vedono con una del genere?”
Così ci ritroviamo in camera, soli, senza sapere cosa fare perché coloro che ritenevamo amici si sono allontanati senza spiegazioni plausibili. Iniziamo allora a cercare qualcosa in cui trovare conforto, iniziamo ad ascoltare in loop quell’artista che ci piace tanto come se fosse l’unica persona che ci capisce a pieno e non ci giudica. Ci sentiamo finalmente capiti in quei testi che alle altre persone sembrano così lontani ed incomprensibili. Balliamo e cantiamo a squarciagola sulla sua musica dato che non ci potrà giudicare e perché è l’unica cosa che c’è sempre e ci dà supporto e la forza per andare avanti. Un giorno ci ritroviamo a non riuscire più a farne a meno e quella foto dove quel cantante sorride diventa un posto sicuro. Ci sentiamo al sicuro, tutto quello che ci viene detto scompare non appena inizia quella canzone alla radio o la mettiamo al massimo volume nella cuffiette: non importa se dopo quei tre minuti avremo un’emicrania assurda se quello è ciò che ci fa stare davvero bene. Anche dopo cinquant’anni quando quel cantante non ci piacerà più ripenseremo a lui con una nota di malinconia e gratitudine per aver registrato quel singolo.
Ripenseremo ai concerti e alla prima volta che lo abbiamo visto dal vivo e come dentro di noi qualcosa si sia riacceso finalmente e quella luce che ci era stata spenta, finalmente, dopo tanti anni si è riaccesa.
A.P. 1A Ling.
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