Cogito ergo sum: penso dunque sono; così disse Cartesio parlando del razionalismo, ovvero l'idea che l'unico modo per raggiungere la verità sia tramite la ragione; concetto forse ripreso da Aristotele secondo il quale "l'uomo è un animale razionale e sociale". Tale pensiero sottolinea l'importanza che l’utilizzo della ragione ha nelle azioni di vita quotidiana; essa ci permette di evitare imprevisti, problemi e sottolinea il ruolo fondamentale della socialità, come relazione, nella vita delle persone. Nonostante ciò, la vita dell'uomo non è regolata solo dalla razionalità e dall'utilizzo della conoscenza; fin dai tempi antichi gli uomini si sono posti mille domande sulle emozioni che muovono l'animo umano, creando combinazioni di sensazioni sempre diverse. Parlando di ciò, possiamo fare riferimento alla funzione della tragedia nell'antica Grecia, improntata a creare un effetto collettivo sugli spettatori: la catarsi, il rito magico della purificazione, inteso a liberare il corpo e l'anima da ogni contaminazione e dalle passioni. Il compito principale delle tragedie era educativo, infatti erano rappresentazioni gratuite, aperte a tutti e i periodi della messa in scena erano considerati giorni non lavorativi per i cittadini. Personalmente, ho assistito alla rappresentazione di due tragedie al teatro greco di Siracusa ed è stato un momento magico, colmo di emozione e immerso in un'atmosfera molto suggestiva che rievocava gli antichi splendori di una civiltà affascinante; posso dire di essermi sentita una donna dell'antica Grecia, in totale estasi a osservare storie e leggende antiche riportare sul palco. Anche il teatro moderno agisce a livello psicologico sull'uomo. Quando si va a teatro, che sia in platea o sui palchetti, abbiamo la possibilità di vivere un momento di totale distacco dalla realtà, veniamo catapultati in un universo parallelo ascoltando e immedesimandoci nelle storie che vengono rappresentate sul palco. Molto spesso le tragedie rappresentate ci rimandano a temi fondamentali della psicologia e della psicanalisi, come nell’Edipo re; in essa Freud trovò la perfetta rappresentazione della terza fase (fase fallica) dello sviluppo psicosessuale bambino, noto come lo stadio del “complesso di Edipo”; anche in Uno sguardo dal ponte di Arthur Miller l'attaccamento ossessivo di un padre per una figlia, quasi patologico, lo porta ad una gelosia inaudita nei suoi confronti. Fare teatro, invece, porta l'uomo ad esprimere le proprie emozioni tramite i personaggi che interpreta; è possibile conoscere realtà diverse, vivere in mondi di fantasia e apre grandi spazi di riflessione personale. Interpretare un personaggio significa calarsi totalmente in esso, impossessarsi temporaneamente della sua anima, viverla e magari rubarne un pezzetto per conservarla per sempre nel nostro cuore.
A.M., 1B CLA.
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