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LE TECNICHE DEL DNA E LA CRIMINOLOGIA

 LE TECNICHE DEL DNA E LA CRIMINOLOGIA


INTRODUZIONE

Yara Gambirasio, Elisa Claps, le stragi di Erba e della famiglia Carretta, il delitto dell’Olgiata. Sono, per molti, solo nomi che per anni hanno occupato un posto centrale nelle trasmissioni televisive e le principali testate giornalistiche nazionali ed europee.

Cos’hanno però in comune, oltre all’efferatezza dei delitti che li hanno colpiti?

La soluzione al quesito può essere data se ci concentriamo sulle indagini. Difatti, l’arma fumante che ha permesso di risalire ai carnefici si chiama DNA. 



Senza di esso, nessuno avrebbe forse mai capito la verità che si cela dietro a questi omicidi, ma la rivoluzione tecnica degli anni ’80 ha permesso questo e tanto altro.

Ma la domanda che ora noi tutti ci poniamo è: come è accaduto tutto questo? 


 CENNI STORICI E ATTUALITÀ

Con il trascorrere degli anni, abbiamo potuto osservare come la medicina e le scienze dei vari ambiti di ricerca, abbiano subito un’evoluzione incontrastata verso la modernità, tante volte riuscendo a fondersi tra loro, diventando necessarie l’una per la riuscita dell’altra e viceversa. In questo articolo affronteremo il tema delle biotecnologie, e vedremo come vengono utilizzate nel campo delle scienze forensi e della criminologia per rintracciare, partendo da semplici prove ed indizi, sequenze geniche in grado di condurre al sospettato del reato. Faremo sì che la vera pistola fumante dell’omicidio sia nient’altro che il DNA stesso la prova più schiacciante. Cominciamo il tutto però con ordine. 


Il termine biotecnologie indica, in realtà, un grande gruppo di tecniche che “vengono utilizzate per ottenere dei beni e dei servizi dediti a soddisfare i bisogni della società”; indica però, soprattutto, “lo studio o l’applicazione di qualunque tecnologia sviluppata o sviluppabile dall’uomo nel campo della biologia”. Le principali scoperte, sono partite da quando, grazie agli studi della scienziata Rosalind Franklin, Watson e Crick descrissero la struttura a  doppia elica del DNA e vennero insigniti del Premio Nobel per la Medicina e la Fisiologia. Questa è un'altra storia di cui vi parleremo in futuro.

Da qui, la biologia tradizionale ha cominciato a progredire fino a raggiungere i livelli odierni. Tra le date più significative della ricerca, possiamo segnalare il periodo tra la fine degli anni ’70 e gli inizi degli anni ’80, quando venne sviluppata la tecnologia del DNA ricombinante, grazie alla quale il batterio procariota dell’Escherichia coli venne ingegnerizzato per produrre molecole d’insulina nella forma umana.


Del 1997 è l’ormai celeberrimo esperimento (riuscito per la prima volta dopo centinaia di fallimenti) della clonazione, avvenuto sulla pecora Dolly.



Nel 2000 poi, il progetto HGP (Human Genome Project).

Come si può però a questo punto parlare di criminologia e biotecnologie nello stesso articolo, collegandoli? 


TECNICHE E UTILIZZI

Tutto ciò che ci permette di confrontare queste due discipline è la genetica forense, che si occupa proprio di studiare, tramite tecniche specifiche, le scene del crimine. Il DNA è infatti particolarmente resistente ai fenomeni di degradazione fisica e può essere recuperato, anche a distanza di anni, a partire da frammenti insignificanti di qualunque tipo di materiale biologico contenente cellule. Piccole tracce di urine, sangue, scaglie di cute o di capelli, peli, resti ossei e saliva possono essere rinvenute sulle vittime di omicidi ed altri delitti, o nell’ambiente circostante.

Alcuni degli strumenti più utilizzati sono lampade forensi o lampade UV per lo studio di tracce, così come l’uso del reagente Luminol necessario all’individuazione di tracce ematiche residue.


Non si può non citare comunque la tecnica del DNA-fingerprint, grazie alla quale è possibile rintracciare migliaia di persone grazie alla singolarità delle impronte digitali, individuate per la prima volta nel 17esimo secolo.

Tecniche più complesse permettono poi di effettuare, anche partendo da piccolissime quantità di materiale genetico, il così detto “DNA profiling”, realizzando una vera e propria impronta digitale che, se risulta identica a quella di un sospettato, costituisce una prova inconfutabile a suo carico.


È proprio grazie a queste tecnologie che altri casi di cronaca nera, di omicidi e di fatti crudeli potranno, in futuro, essere risolti più velocemente del solito, grazie all’aiuto che dalle scienze arriverà alla giustizia del nostro paese, ancora troppo arretrata su alcuni punti della legislazione.


S. F.

V B Liceo delle Scienze Umane


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