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ITALIA E GIAPPONE: FUMETTI A CONFRONTO



Il fumetto giapponese ha conquistato tutto il mondo, e ovviamente anche l'Italia. Sicuramente, tra le persone che conoscete almeno una ha letto un manga o guardato un anime (la trasposizione animata dei fumetti). Per fare degli esempi banali, il famosissimo “Detective Conan”, “Lupin III” oppure “Lady Oscar” sono cartoni animati tratti da fumetti giapponesi che hanno segnato una generazione intera. Paradossalmente, nel nostro Paese, i manga sono molto più letti dei fumetti "nostrani"!  A questo punto, il dubbio sorge spontaneo: quali differenze ci sono tra i due? Come mai, almeno tra i giovani, uno ha successo e l’altro meno? Partiamo da una premessa: le vite dei fumettisti italiani e giapponesi sono molto diverse. Il mangaka infatti lavora, in genere, ad opere seriali molto lunghe (ad esempio “Le Bizzare avventure di Jojo” di Hirohiko Araki é in corso dal 1987!) e ha scadenze settimanali; molti fumettisti sono infatti costretti a barricarsi in studio per finire i capitoli in tempo.  Fortunatamente, il fumettista italiano non ha pressioni di questo tipo, nonostante resti sempre un lavoro molto impegnativo. Il problema principale sono gli stipendi e la difficoltà nel farsi pubblicare dalle case editrici.  Ora però è il momento di entrare più nello specifico. Come tutti sappiamo, ogni artista ha uno stile unico, ma analizzando tavole da un manga o da un fumetto italiano è comunque possibile notare delle differenze generali. Innanzitutto, aprendo un qualsiasi volume di “Nana”, di “Dragon Ball” o di “Demon Slayer”, possiamo notare che vengono usate poche linee; questo è uno dei tratti distintivi del manga: semplificare una realtà complessa con l’uso di pochi tratti. Inoltre i personaggi hanno spesso un viso tondo e gli occhi grandi, oltre ad avere espressioni facciali esagerate. Gli autori però sono sempre molto preparati dal punto di vista tecnico e capita spesso, durante la lettura, di restare sbalorditi davanti a tavole davvero complesse. Altra caratteristica distintiva è la lettura, l’ordine delle vignette va infatti da destra verso sinistra. In più, i manga sono generalmente in bianco e nero, per via di quelle scadenze settimanali accennate prima. Per quanto riguarda la trama, la tematica più ricorrente nelle opere nipponiche è sicuramente quella del sogno e della passione: un protagonista ad un certo punto della sua vita capisce finalmente qual è la sua ragione di vita e passa i volumi successivi ad impegnarsi al massimo per eccellere in quel "qualcosa". Ovviamente vengono scritte molte altre storie completamente diverse, ma è parlando di passione che gli autori si infiammano; questo è probabilmente dovuto a un fattore culturale, in Giappone é infatti molto più diffusa una mentalità che spinge a studiare a più non posso pur di ottenere un buon lavoro e un buono stipendio. Parlando di fumetto italiano, invece, si possono notare molte meno somiglianze a livello stilistico tra diversi autori, ad esempio è lampante la differenza tra due tavole prese da “La profezia dell’armadillo” e “Dylan Dog”. Per quanto riguarda il fumetto dagli anni 2000 in poi, possiamo affermare che i punti focali sono la trama e la psicologia dei personaggi. Ma una differenza fondamentale tra i due stili è che, nelle opere italiane, gli autori si sentono chiaramente più liberi di sperimentare e osare; come Gipi che nel “Barbarone” elimina completamente i bordi delle vignette. Inoltre, i nostri fumetti vengono spesso stampati in formati più grandi (rispetto al B6 giapponese) e soprattutto sono quasi sempre a colori: questo li rende spesso più costosi dei manga giapponesi che hanno un costo di produzione più basso; probabilmente questo è uno dei motivi per cui il fumetto giapponese va per la maggiore. Le trame invece trattano i più svariati temi, dalla critica all’investigazione e chi più ne ha più ne metta. Il fumetto è un medium poliedrico, non c’è quindi da stupirsi se al suo interno possiamo trovare cose così diverse! Chiaramente si sta parlando di gusti soggettivi, ma è importante essere coscienti che abbiamo delle opere di calibro davvero alto, anche a kilometro zero!

A. P., 3 A scientifico


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