+18: SOGNI, TIMORI E ASPETTATIVE
E’ ormai iniziato un nuovo anno e come da
routine le prime settimane sono il momento in cui riflettiamo su noi stessi,
sui nostri obiettivi, sulle nostre aspirazioni e su tutto quello che vorremmo
portare a termine nei mesi a seguire. Per alcuni ragazzi, però, questo inizio è
un momento ancora più speciale: si stanno avvicinando infatti al compimento
della maggiore età, una tappa che da bambini si sognava più di qualsiasi altra
cosa e che ora, che è così vicina, spaventa. Nel 2024 saremo noi, gli
adolescenti del 2006, a raggiungere finalmente questo “traguardo”.
Il 2006… com’è stato?
Sicuramente il mondo dello sport ha
caratterizzato questo anno grazie alle Olimpiadi invernali di Torino, alla
novantasettesima edizione della “classica Primavera" che dà regolarmente
inizio alla stagione ciclistica e alla vittoria del Treviso Volley nel
campionato Europeo. Senza dubbio però l’evento sportivo principale è stata la
vittoria azzurra del campionato mondiale di calcio; i gol incredibili di Pirlo,
De Rossi, Del Piero, Grosso e Totti e l’alzata della quarta coppa del mondo da
parte dell’allora capitano Fabio Cannavaro, sono rimasti nei cuori di milioni
di italiani.
Ma il 2006 non è stato solo questo: il
lancio di Twitter, l’arresto del capomafia di “Cosa Nostra" Bernardo
Provenzano e la scomparsa di artisti del calibro di Domenico Rotella, Oriana
Fallaci, Mario Merola o Philippe Noiret completano il quadro di un anno che,
nonostante gli alti e bassi, ha segnato la vita di tutti. Nel panorama politico
internazionale inoltre un avvenimento chiave è stata l’esecuzione di uno dei
più crudeli e sanguinari dittatori della storia contemporanea: Saddam Hussein.
E’ passato del tempo da allora, il mondo
è cambiato, ci ha visto crescere e i diciotto anni sono ora un momento di
passaggio: noi nati nel 2006 non siamo più i bambini che si divertivano con il
Nintendo DS, guardavano Manny Tuttofare, Shrek e Dora l’Esploratrice, che si
trovavano dopo scuola per giocare al parco insieme e non vedevano l’ora di
diventare grandi. Allo stesso modo però, non ci sentiamo ancora come i nostri
genitori, responsabili, capaci di gestire adeguatamente i soldi e conciliare
lavoro, tempo libero e vita familiare. Al contrario, ogni neo diciottenne vive
momenti di ansia, paura e preoccupazione continua per il futuro, per la fine
della scuola, che una volta maggiorenni diventa sempre più vicina, e per quella
sensazione d’indipendenza che non si riesce a percepire propria.
Quella dei diciotto, si sa, è l’età in
cui prenderemo la patente, firmeremo le ‘giustifiche’ da soli, apriremo il
nostro primo conto in banca, saremo prossimi al termine della scuola e andremo
a votare, ma ci sono molte altre esperienze che ci attendono e per le quali non
sappiamo se saremo davvero pronti.
Da adolescente della generazione Z
percepisco a volte una forte sfiducia nei nostri confronti da parte degli
adulti e, contemporaneamente, un’eccessiva aspettativa come se, un giorno,
potessimo essere in grado di risolvere tutti i problemi che esistono al mondo;
veniamo catalogati come persone senza voglia di fare e di imparare, privi di
valori, sogni e obiettivi e, contrariamente, come i “supereroi” che in futuro
troveranno la soluzione a ogni dilemma della società.
La verità, però, sta nel mezzo: da un
lato credo che la nostra generazione sia composta da tantissime menti in grado
di fare grandi cose, dall’altra non dobbiamo dimenticare il fatto che siamo
giovani e, come ogni essere umano, commettiamo errori. Siamo caduti e cadremo
ancora tantissime altre volte in situazioni differenti, a scuola come al lavoro
ma, come dice il proverbio, ‘sbagliando s’impara’ e per questo motivo non
dobbiamo abbatterci. I diciotto anni sono solo una delle infinite tappe del
cammino della nostra vita.
Raggiungere quest’età comporta una grande
dose di responsabilità che, com’è giusto che sia, ancora non si è in grado di
gestire nel migliore dei modi ma nessuna persona al mondo può ottenere da un
momento all’altro l’esperienza di vita che un adulto possiede solo perché si ha
appena detto addio alla propria infanzia e alla propria adolescenza; ogni
caduta e ogni errore compiuto devono essere per noi un insegnamento e uno
spunto per rialzarsi, continuare ad andare avanti e imparare sempre di più.
Diventare maggiorenni sarà veramente
quello che sognavamo da bambini? Un traguardo che ci renderà invincibili,
indipendenti e liberi di fare tutto ciò che desideriamo? Oppure i nostri dubbi,
i timori, l’ansia per il futuro e l’allontanamento da quello che è stato il
nostro posto sicuro, la nostra famiglia, la nostra casa, si concretizzeranno?
Personalmente mi sono sempre interrogata
su cosa significherà avere diciotto anni e, se da piccola non vedevo l’ora che
arrivasse il mio turno, ora, che manca così poco, darei qualsiasi cosa per
rivivere un’ultima volta la mia infanzia. La leggerezza e la spensieratezza di
quando si è bambini è un qualcosa che non riavremo mai indietro e pensarci mi
riempie di nostalgia, ma sto piano piano imparando anche a capire che è bene
lasciare andare quei momenti per concentrarsi su altro.
Non saprei dire che cosa mi aspetto dal
raggiungimento della maggiore età, ma di una cosa sono certa: la vita non si stravolge da un giorno all’altro, ma è
l’insieme di tante piccole scelte che determinano, nel bene o nel male, un
cambiamento. Non è lo scoccare della mezzanotte, l’apertura di una bottiglia di
champagne, un “tanti auguri”, una torta con diciotto candeline su cui soffiare
a fare di noi delle persone pronte ad affrontare l’età adulta. Per questo non dobbiamo
vivere i diciotto anni come una rivoluzione, ma come l’inizio di un nuovo
percorso di crescita che parte da noi e che continuerà molto a lungo, tramite
il quale costruiremo il nostro futuro e cercheremo di dare il meglio.
A tutti noi adolescenti del 2006, con il
ricordo di quello che è stato ieri e con il dubbio di quello che sarà il
domani: buon compleanno e buona vita.
V.F. 4° D linguistico
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