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Da “straniero” ad atleta nazionale, lo storico autunno di Jannik Sinner

(Cameron Spencer/Getty Images) Copyright: 2024 Getty Images

26/11/2023: è questa la data che, 47 anni dopo l’epopea di Panatta e compagni a Santiago del Cile, ha segnato il ritorno in Italia della più celebre insalatiera del mondo sportivo, la Coppa Davis. Dopo un cinquantennio scarso di “quasi”, promesse non mantenute e urli mozzati in gola (ben 4 sconfitte in finale consecutive), nella cornice andalusa del Palazzo dello Sport di Malaga la squadra capitanata da Filippo Volandri ha messo le mani sull’equivalente tennistico della coppa del mondo, superando l’Australia per 2-0 nell’atto conclusivo.

Non giriamoci intorno, non è un caso che il ritorno al trionfo dell’Italia sia coinciso con l’ascesa di una sorta di nuovo messia per il tennis azzurro: trattasi ovviamente di Jannik Sinner, la cui stella ha iniziato brillare più luminosamente proprio negli scorsi mesi.

Affermare che il classe 2001 nativo della Val Pusteria abbia vinto il trofeo da solo non sarebbe corretto nei confronti degli scudieri Arnaldi, Sonego e Musetti, che hanno lottato per strappare punti preziosi alla causa azzurra, ma non si può negare che il doppio turno da singolarista e doppista portato avanti dall’altoatesino abbia raggiunto vette di leggendarietà inesplorate, come la rimonta su Djokovic con 3 match point consecutivi annullati.

L’autunno di Sinner, che oltre alla Davis ha conquistato il suo primo Masters 1000 a Toronto ed è arrivato all’ultimo atto delle Finals di Torino, è stato ampiamente celebrato dai media e seguito da appassionati e non, tanto che in molti hanno la sensazione di trovarsi davanti ad un “atleta nazionale” capace di proseguire nel solco tracciato dai vari Tomba, Pantani e Pellegrini e deliziare i tifosi italiani negli anni a venire con le sue imprese. Se guardiamo a qualche mese fa scopriamo però che l’opinione pubblica non è sempre stata esattamente “sinneriana”, anzi.

Facciamo un passo indietro. Settembre 2023, il magico autunno di Sinner inizia tra le polemiche: Jannik rifiuta la chiamata della nazionale per il turno preliminare di Davis (lo stesso torneo che un paio di mesi più tardi vincerà da protagonista) per recuperare dalle fatiche degli US Open e prepararsi al meglio al finale di stagione.

La scelta del tennista (a cui gli eventi successivi hanno dato ragione) non sarà stata la più patriottica, ma va contestualizzata: è consuetudine che al turno preliminare non partecipino tutti i “big” (per fare un esempio, il collega-rivale Alcaraz ha fatto la stessa scelta) inoltre il girone in cui era stata sorteggiata l’Italia, accoppiata a Cile, Svezia e Canada, non era certo dei più complicati. Obiezione respinta: la Gazzetta dello Sport in particolare ha scatenato una tempesta contro il 22enne con una pioggia di editoriali al veleno e prediche di ex atleti, culminati nella prima pagina del settimanale Sportweek, dal titolo “Caso Nazionale”. 

L’accanimento della rosea nei confronti di Sinner è stato assolutamente fuori misura in relazione all’accaduto e caratterizzato da invettive fuori luogo: la nazionale ha zoppicato nelle prime fasi del turno preliminare e si è cercato un capro espiatorio in chi quelle prime fasi non le stava giocando. Sinner, figlio della provincia forse meno “italianizzata” della penisola, è stato attaccato su questo aspetto con velato razzismo e criticato per il suo mancato senso di appartenenza alla causa azzurra. 

Nonostante Sinner abbia fatto il possibile per sgonfiare la polemica, rispondendo solo sul campo a suon di prestazioni, durante l’impresa sfiorata a Torino “l’italianità” di Sinner continuava ad essere un problema per i giornalisti del quotidiano sportivo più venduto in Italia, come testimoniato da un articolo datato 21 novembre, che ha comprensibilmente scatenato nuove polemiche. Una settimana dopo, in seguito al trionfo di Malaga, invece tutti sul carro dei vincitori, senza un accenno di scuse e addirittura una delirante rivendicazione di Barigelli, direttore del giornale: “Abbiamo fatto bene a volerlo fortemente in Davis”.

Il “caso Sinner” e le sue battaglie sul campo hanno contribuito ad una grande impresa: allargare finalmente il dibattito sul tennis fino a farlo scadere a livello Bar Sport. Via allora con le polemiche sul suo presunto scarso affetto nei confronti dell’Italia, con i confronti tra Jannik e altri grandi del tennis vecchi e giovani come Djokovic e Alcaraz o con le critiche sul suo rendimento altalenante negli slam. Voci e dubbi messi a tacere, almeno per ora, nella settimana di Malaga in cui il 22enne, essenziale fuori dal campo e letale con la racchetta in mano, ha riportato l’Italia al vertice del tennis mondiale.

Intanto Jannik non poteva iniziare in modo migliore il 2024, inaugurato con la vittoria degli Australian Open, il primo slam maschile (in singolare) “italiano” dai tempi del Roland Garros di Panatta del 1976. L’epopea di Sinner a Melbourne ha alimentato la fiamma del giovane mito che ora (facile così!) sembra appassionare un po’ tutti. Anzi, non proprio tutti, dato che per esempio ad Aldo Cazzullo (sul Corriere del 30/01) preme ricordare di come il 22enne, che passa l’anno lontano dall’Italia tra tour e allenamenti, abbia la residenza fiscale a Montecarlo, sconsigliando così gli eccessi di giubilo per le sue vittorie.

Insomma non ci sono i trionfi che tengano, essere atleti nazionali porta in dose una certa dose di polemiche (talvolta gratuite), che però non sembrano essere in grado di scalfire l’altoatesino. Il Sinnerismo intanto ha valicato anche le Alpi per espandersi a livello mondiale: a dicembre Jannik ha vinto il premio di “Fan Favorite” del circuito, venendo votato appunto come giocatore preferito dai tifosi ATP. Le ultime venti edizioni del premio avevano visto vincitori Roger Federer (19 volte!) e Rafa Nadal (lo scorso anno): una discreta compagnia a cui aggregarsi.

 

F. G.

5B Scientifico

 

 

 

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