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Un viaggio tra memoria e scambio culturale: il nostro Erasmus a Bratislava

Dal 28 settembre al 5 ottobre la nostra scuola ci ha dato l’opportunità di vivere un’esperienza che non dimenticherò mai: una settimana di Erasmus a Bratislava, la capitale della Slovacchia. È stato un viaggio non solo di scoperta culturale, ma anche di riflessione sulla memoria storica e sul valore della convivenza tra popoli. Durante la settimana siamo stati ospitati da famiglie slovacche: per me è stato un modo speciale per conoscere da vicino una cultura diversa dalla nostra, con abitudini nuove e, a volte, un po’ curiose. Fin da subito siamo stati accolti con grande calore, anche se alcuni piatti tipici ci hanno un po’ spiazzati… Diciamo che non tutti i sapori ci hanno convinti! Ma le serate passate insieme, tra chiacchiere, risate e scambi di parole nelle due lingue, hanno fatto nascere legami veri e sinceri.


La capitale slovacca ci ha accolti con il suo fascino moderno, contrapposto alla sua meravigliosa storia. Abbiamo visitato il Castello di Bratislava, che sorge sul Danubio e offre una vista spettacolare sulla città. Passeggiando tra le vie del centro storico, abbiamo scoperto una città vivace, ma anche profondamente legata alla sua memoria.


Uno dei momenti più intensi del nostro Erasmus è stato il percorso dedicato alla Shoah. Abbiamo visitato il campo di concentramento di Sered, in Slovacchia, oggi trasformato in un museo della memoria e forse è proprio a causa di questa trasformazione che non ci ha commossi più di tanto. Nei giorni successivi, durante una visita in Germania, ci siamo recati anche al campo di concentramento di Dachau, il primo campo nazista, aperto nel 1933. Davanti ai resti delle celle, ai forni crematori e ai monumenti commemorativi, abbiamo percepito in ogni angolo la vita di un deportato, come si sentisse, e soprattutto ci siamo chiesti come fossero tutte quelle persone, riuscite a resistere a un tale massacro e a una tale vergogna. È stata una lezione che nessun libro di storia potrebbe trasmettere con la stessa intensità e con la stessa immersività, perché solo se le cose si vivono si capisce la vera e pura verità, senza alcun briciolo di mistificazione.





Il nostro itinerario della memoria è proseguito anche per le strade di Vienna e Budapest, dove abbiamo incontrato le “Pietre d’inciampo” (Stolpersteine in tedesco): piccoli cubi d’ottone nell’asfalto davanti alle abitazioni delle vittime del genocidio. Ogni pietra ha inciso un nome, una data, una storia…  Inciampare con lo sguardo su quei nomi ci ha fatto riflettere su quanto sia importante ricordare le singole vite dietro ai numeri della tragedia, che sono in quantità esorbitante.




Durante una delle giornate, abbiamo visitato Vienna, la splendida capitale austriaca. La città ci ha incantati con i suoi palazzi, le sue strade ordinate e il suo fascino imperiale. Una delle tappe più suggestive è stata la visita al Museo di Sissi, dove abbiamo ripercorso la vita dell’imperatrice Elisabetta d’Austria. Le sue stanze, i suoi oggetti personali e le testimonianze del suo tempo ci hanno permesso di riflettere su un’epoca di grande splendore, ma anche di contrasti e cambiamenti profondi nella storia europea. 





L’altra città visitata è stata Budapest, la capitale ungherese, attraversata dal Danubio. Dopo aver ammirato i palazzi imponenti e i ponti che collegano Buda e Pest, ci siamo recati al Memoriale delle Scarpe sulle rive del fiume. Lì, decine di paia di scarpe ricordano gli ebrei fucilati durante la Seconda guerra mondiale: uomini, donne e bambini che furono costretti a togliersi le scarpe prima di essere uccisi e gettati nel fiume. Di fronte a quelle scarpe, simbolo di vite spezzate, il silenzio è diventato come una riflessione. È stato uno dei momenti più commoventi del viaggio, che ci ha fatto comprendere quanto sia fragile la libertà, e quanto sia importante preservarne la memoria. 




Accanto ai momenti di riflessione e alle visite culturali, non sono mancati i momenti di divertimento e spensieratezza, che hanno reso questa esperienza davvero completa. Le serate trascorse con i ragazzi slovacchi sono state piene di energia: abbiamo giocato, cantato, ballato e riso fino a tardi, imparando canzoni nelle rispettive lingue e improvvisando piccole lezioni di italiano e lezioni di slovacco che spesso finivano in malintesi linguistici.

Durante le giornate libere abbiamo esplorato la città come veri viaggiatori, tra foto di gruppo, shopping di souvenir e qualche inevitabile avventura. Indimenticabili anche i momenti più semplici, come le passeggiate lungo il Danubio, i tramonti visti in compagnia o le risate scatenate per una parola pronunciata male o un piatto tipico troppo piccante.

Questi istanti di leggerezza ci hanno ricordato che viaggiare non significa solo imparare, ma anche vivere pienamente, condividere e creare ricordi che rimarranno per sempre.




Questo Erasmus non è stato solo un viaggio di studio, ma un vero percorso di crescita umana. Abbiamo imparato che conoscere la storia significa anche assumersi la responsabilità di non dimenticare.
Tornando a casa, abbiamo portato con noi non solo nuove amicizie e nuove conoscenze, ma anche un bagaglio di emozioni, risate e consapevolezza. Personalmente, questa esperienza mi ha insegnato anche molto su me stessa: mi ha aiutata ad autogestirmi, a organizzare i miei tempi e le mie giornate, e a diventare una ragazza più indipendente. Partivo già con una base solida, ma vivere per una settimana lontano da casa, in un altro Paese e in un contesto nuovo, mi ha dato la possibilità di mettermi alla prova e di scoprire quanta forza e maturità si possono acquisire quando si esce dalla propria zona di comfort.

La memoria è un dovere, ma anche la crescita personale lo è: imparare a conoscere il mondo significa imparare, passo dopo passo, a conoscere meglio anche se stessi.

G.B., 3B LING.

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