CASSANDRA
Le fiamme si ergevano alte e inesorabili, pronte a travolgere qualunque cosa incontrassero. Non facevano distinzione tra legno, seta, carne o ossa. Il loro compito era quello di distruggere tutto.
Intanto la folla esultava. Una strega in meno era per loro un traguardo ragguardevole.
Lei non gioiva. Mentre le fiamme la avvolgevano come serpi tentava di spegnerle con molte lacrime. Non degnava i suoi spettatori di un solo sguardo. Fissava dritta negli occhi solo colui che prima aveva amato e che ora odiava alla follia.
L’incubo era iniziato circa un mese prima. C’erano appena state le elezioni presidenziali e, purtroppo, aveva vinto un dittatore.
“Possiamo costruire il futuro solo prendendo completamente spunto dal passato”
Preferì il regresso al progresso e impose un radicale ritorno alle origini.
Vennero fatti enormi roghi in cui vennero distrutti libri, abiti e tutto ciò che c’era di moderno.
Le regioni divennero feudi, i sindaci feudatari. Le automobili vennero sostituite da muli e cavalli e le forze dell’ordine da cavalieri.
Cassandra era solo una ventenne, spaventata dall’idea di dover fuggire. Sapeva che in tempi come quelli avere i capelli rossi, gli occhi verdi e una gatta nera, Ninfea, era come un biglietto di sola andata per la morte…o per la pira.
Nell’ultimo periodo ogni volta che usciva di casa vedeva madri tirare a sé, spaventate, i figli, e contadini con forconi pronti ad ucciderla.
I suoi genitori l'avevano cacciata di casa, convinti che fosse veramente una strega, e in poco tempo si ritrovò più sola che mai.
Anche lei, come la Cassandra della mitologia greca, era destinata a non essere mai creduta.
Fuggì una notte nel bosco con Ninfea e un po’ d’acqua. Sapeva che nessuno si sarebbe mai avventurato in quel bosco oscuro, sicuramente sede di streghe e fattucchiere pronte a uccidere tutti i curiosi avventori.
Ma si sbagliò.
Era appena l’alba. Si era svegliata da un raro sonno tranquillo. Era inzaccherata di rugiada e fango e necessitava seriamente di un po’ di cibo.
Sentì da lontano uno scalpiccio e, in men che non si dica, vide la fonte del rumore.
“Sono morta” pensò “non può esistere sulla Terra un voltò così bello. E’ sicuramente un angelo che è venuto a cavallo giù dal Paradiso per portarmi lassù”
L’uomo smontò da cavallo e le si avvicinò timidamente.
“Perdonatemi signorina. Non né potevo più di sottostare agli ordini di quegli ipocriti che cercano di sterminare le streghe, e quindi mi sono staccato dal gruppo. Che villano, non mi sono presentato. Mi chiamo John West. Voi siete…?”
“ Cassandra Travers”
Come potrete notare Cassandra era già perdutamente innamorata.
“Posso chiedervi perché una fanciulla bella come voi sia sola nel fitto del bosco? Avete forse paura delle fattucchiere? In tal caso posso rassicurarvi sul fatto che esse non esistano e che potete tornare tranquillamente a casa.”
“Il problema, signor West, è che io stessa sono ritenuta una strega, e tornare a casa sarebbe un modo per condannare me stessa alla morte. Non avete paura di me? Non credete che i miei capelli rossi siano strettamente legati alla magia nera? Ma, da quel che ho udito, voi siete l’unico a non credere alle streghe, e non vi nascondo che ciò mi rassicura molto.”
La loro conversazione andò avanti per molto tempo. Cassandra era stregata dal fascino di John e, in men che non si dica, si dichiararono l’uno all’altra.
“Sposami Cassandra. Sposami e saremo per sempre felici. Sposami perché siamo fatti l’uno per l’altra. Sposami e finalmente potremo scappare da questo inferno e tu potrai ricominciare a vivere serenamente!”
“Mi piacerebbe molto, John, ma come faremo a trovare un prete che non crede alla storia della stregoneria?” Gli occhi di Cassandra si riempirono presto di lacrime.
“Non ti preoccupare per questo, conosco chi fa al caso nostro. Vedrai Cassandra, domani a quest’ora sarai una donna sposata.”
Cassandra attese con ardente trepidazione il giorno seguente. Al suo risveglio trovò accanto a sé un abito bianco ed un velo. Non aveva mai visto un abito tanto bello. Si affrettò ad indossarlo, poi colse dei fiorì con cui si ornò i capelli.
Non si accorse che la sua gatta, Ninfea, era sparita.
Dopo poco il suo promesso sposo la raggiunse a cavallo.
“Sei magnifica Cassandra!” Lei arrossì violentemente.
Attraversarono il bosco stretti in un tenero abbraccio. Cassandra chiuse gli occhi. Sperava che quel momento non finisse mai.
Ma presto finì.
Arrivarono in una piccola radura. In un angolo c’era una graziosissima chiesa, dall’altro una strana struttura. Sembrava un palco. Sopra c’era una specie di palo, e, sotto, dei ceppi di legno.
“E’ una vecchia impalcatura, sta tranquilla” la rassicurò lui.
I capelli di Cassandra risaltavano sul candido vestito. Si fermarono sul sagrato della chiesa. John le stringeva la mano, ma non con affetto. Sembrava che avesse paura che potesse scappare da un momento all’altro.Il suo dolce sorriso svanì. Cassandra iniziò a tremare.
“John, non entriamo in chiesa?”
“No Cassandra, le streghe non possono entrare in chiesa”
John la trascinò sprezzante verso la strana struttura di prima e qualcuno dietro di lei la legò stretta al palo. Cassandra capì che quella struttura era una pira
Una numerosissima folla spuntò dal bosco. John avanzò sprezzante verso di lei con un enorme fiaccola in mano e la gettò sui ceppi di legno.
Un boato di gioia si alzò dalla folla. Un disgustoso sorriso si dipinse sul viso di John.
Cassandra capì l’inganno. Rivolse una lunga occhiata a quel demone che lei aveva creduto essere un angelo.
L’ultima cosa che vide fu una macchia nera tuffarsi fra le fiamme, e sentì un miagolio straziante.
“Ninfea…” fu tutto ciò che riuscì a dire prima di chiudere gli occhi per sempre e abbandonare quel mondo che diveniva via via più crudele.
“So, they killed Cassandra first 'cause she feared the worst
And tried to tell the town
So, they set my life in flames, I regret to say
Do you believe me now?”
Taylor Swift
G.R., IV ginnasio A
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