Thérèse Raquin
In questo romanzo, Émile Zola, con la sua penna affilata come un bisturi, realizza una perfetta autopsia dell’animo umano. Scrive un’opera che è un intreccio tra un giallo, un trattato di psicologia e un corso accelerato su come rovinarsi la vita in tre semplici passaggi.
La trama
Thérèse nasce nel posto sbagliato, nel momento sbagliato e con la famiglia sbagliata. Cresciuta da una zia che la tratta più come una pianta da salotto che come un essere umano, fin da bambina sa che il futuro le riserva un matrimonio con il cugino Camille, un uomo con il carisma di una pietra e sempre malaticcio.
Poi entra in scena Laurent. Bello, virile, un po’ grezzo, il classico bad boy, che fa perdere a Thérèse qualsiasi traccia di buon senso. I due intraprendono una relazione clandestina e, come in ogni storia d’amore tossico che si rispetti, pensano che la soluzione ai loro problemi sia, ovviamente, uccidere il marito.
Il piano sembra funzionare, camuffano l’omicidio da incidente durante una gita in barca (mai andare a remare con gente sospetta), ma la vera punizione inizia dopo: sensi di colpa, allucinazioni, incubi, una suocera catatonica che sa troppo, e un matrimonio che diventa un’inarrestabile discesa nell’abisso. Non proprio il finale da "vissero per sempre felici e contenti".
I temi e l’esperimento scientifico
Zola non ci risparmia niente: crede che gli esseri umani siano le cavie di un esperimento sociale. Infatti non scrive Thérèse Raquin solo per raccontare una tragedia: lo fa con l’aria dello scienziato, che osserva cosa succede quando si mescolano istinto, ambiente claustrofobico e frustrazione repressa. Thérèse e Laurent non agiscono davvero per scelta: sono il prodotto inevitabile del contesto in cui vivono; il delitto? Non è il punto d’arrivo, ma il punto di partenza. Quello che interessa a Zola è vedere cosa succede dopo: come la colpa si infiltra sotto la pelle, come il rimorso logora anche i legami più affiatati, e come tutto il desiderio si trasforma in disgusto. Più che una storia d’amore, è un esperimento fallito, e noi siamo lì, a guardare la provetta esplodere.
In pratica, Zola scrive con lo sguardo di un medico legale e la penna di un romanziere. E il risultato è chiaro: nessun lieto fine, ma una lezione su quanto siamo meno liberi di quel che ci piace pensare, un vero e proprio studio su quanto possiamo farci del male da soli.
In Conclusione
Therese Raquin è tutto fuorchè una lettura rilassante. E' cupo, inquietante, ma anche incredibilmente umano. E' la storia di due persone che pensano di potersi liberare delle loro catene uccidendo ciò che le tiene legate, per poi scoprire che erano ormai parte di loro.
L.T. IA Liceo Classico
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