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Tra controversie e omosessualità in Platone

 


Ipotizziamo:


Un bel giorno un sentimento di produttività e voglia di conoscere ti invade, allora ti dirigi verso la prima biblioteca che incontri. Entri e noti (per caso) il libro “Leggi” di Platone; naturalmente gli scritti politici di un filosofo greco non possono che incuriosirti, tanto dal prendere quel tomo in mano e sfogliarlo con trepidazione. Poi, sempre casualmente, ti soffermi sul “libro ottavo”, cominciando così a leggerlo con voracità.

 
Ora, dopo questo utopico sogno ad occhi aperti, torniamo alla realtà, dove ovviamente non hai aperto quel libro e forse non sai neanche che esiste.
Benché tu sappia poco o niente riguardo a quest’opera, ti guiderò io attraverso i meandri della mia riflessione.

 
Per primo, soffermiamoci su due passi cruciali per comprendere il messaggio platonico, che trascrivo qui di seguito:

 
“Se infatti qualcuno seguendo la natura stabilisse la legge in vigore prima di Laio (la quale vietava l’omosessualità) affermando che era giusto non accoppiarsi con giovani di sesso maschile, per le relazioni sessuali, come se questi fossero donne, e portasse a testimonianza la natura degli animali mostrando che nessuno di loro maschio tocca a tale scopo un maschio, perchè è contro natura, userebbe forse di un argomento persuasivo ma in assoluto disaccordo a quanto si usa fare nei vostri stati.”

 
“...formulare questa legge relativa all’usare secondo natura delle unioni per la procreazione dei figli, astenendosi dall’unione fra maschi ed evitando la soppressione deliberata del genere umano e evitando che il seme sia gettato su pietre e macigni…”.

 
Chiaro, no? Forse. Per sicurezza semplifico il messaggio platonico. Secondo questo dialogo politico, sarebbe corretto reintrodurre quella legge che vietava i rapporti omosessuali e per sostenere tale tesi, il filosofo spiega che in natura ciò non accade, di conseguenza tale comportamento sessuale è contro natura. Inoltre, aggiunge che le unioni devono essere usate per la procreazione e non per gettare il seme “su pietre e macigni”.

 
Forse a te lettore queste affermazioni possono non sorprendere o sconcertare tanto quanto fecero a me, ma direi che ognuno di noi ha degli interessi ben superiori che leggere le parole di un filosofo del IV secolo a.C. Però, credo che una domanda ti possa essere sorta: Platone era omofobo? Sarebbe bello poter rispondere in maniera secca, ma purtroppo non è possibile. Come visto e studiato in storia, la società e cultura greca era fortemente omosessuale, come si nota nel mito “L’Androgino” dell’omonimo filosofo, perciò quesito più appropriato sarebbe: Perché Platone scrive ciò?

 
Come prima cosa, analizziamo con estrema velocità la visione platonica di Stato. In quest’ultimo periodo della sua vita, Platone rivaluta completamente tale visione, dando essenziale importanza alla famiglia, come unico mezzo per indirizzare i futuri cittadini a fare sempre il bene dello Stato. Perciò diventa quasi “naturale”, dato che le unioni per puro godimento sessuale tra omosessuali non danno prole, andare contro tali comportamenti. Ci tengo anche a sottolineare che egli condanna anche le unioni occasionali eterosessuali; dando origine ad una visione “casta” dei rapporti, i quali devono avere come Unico scopo la continuazione della specie, annullando e quasi demonizzando le pulsioni sessuali fisiologiche dell’uomo (stessa visione che poi verrà introdotta nella religione cristiana).

 
Con questa spiegazione ho cercato di giustificare questo pensiero arcaico della famiglia. Però ora, fermiamoci un secondo e riflettiamo: questa idea di rapporti contro natura, di famiglia, di pulsioni è rimasta veramente nell’antica Grecia? Non vi sembrano le stesse argomentazioni fatte dalle persone omofobe, transfobiche nel XXI secolo? Dopo più di duemila anni, non si è ancora riusciti a sradicare questa ideologia, malgrado le innumerevoli prove scientifiche. Riflettete su quanto la filosofia antica possa ancora influenzare la realtà contemporanea, ed è solo la punta dell’iceberg…

N.D. 
IV B Ling. 








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