La fatica della controtendenza
(immagine tratta da https://www.pexels.com/it-it/foto/legno-soleggiato-creativo-strada-5152102/)
Come spesso si fa presente, le situazioni vissute da qualche anno a questa parte hanno portato in maniera graduale ad uno stato di estenuazione sociale che si sta rendendo evidente nello svolgimento delle azioni che hanno a che vedere con la collettività. Proprio in questi giorni di stanchezza, probabilmente molti di noi hanno dovuto fare i conti - in maniera più marcata rispetto ad altri periodi - con la fatica di lavorare, di studiare, concentrarsi per leggere un libro, et cetera. In generale, con la fatica di pensare. Ecco, dunque, che emerge quanto sia fondamentale rendersi conto dell’importanza degli atti controintuitivi, intendendo quel tipo di azione che richiede da parte nostra uno sforzo - che sia fisico o mentale - quindi un certo grado di controllo.
Ci si rende
facilmente conto di quanto questi gesti siano imprescindibili nel lavoro che
ognuno svolge all’interno della comunità (invero, tali azioni esistono proprio
in virtù del fatto che partecipiamo alla costituzione di un organismo sociale).
Tuttavia, ciò che veramente costituisce la maggior parte dei nostri atti sono, com’è logico pensare, i comportamenti meno “impegnativi”, verso cui siamo indirizzati naturalmente: in una parola, le tendenze del nostro agire, la cui manifestazione più semplice e comprensibile è quella, ad esempio, di evitare o procrastinare uno sforzo che sarebbe stato necessario al compimento di una data azione controintuitiva (come lo studio), per il raggiungimento di un determinato fine. Le tendenze hanno, poi, implicazioni nel sociale marcatamente problematiche, non soltanto a livello del lavoro individuale, ma perché basi di un atteggiamento di superficialità a livello gnoseologico non poco rilevante.
Tanto per fare un
esempio che qualcuno definirebbe “mainstream”, pensare senza conoscenze
pregresse che la Terra sia sferica (o un geoide, per chi fosse pignolo) e non
piatta è un’azione controintuitiva, dato che abbiamo sotto gli occhi
quotidianamente un orizzonte rettilineo. Non dimentichiamo, in ogni caso,
l’importanza del ragionamento intuitivo (secondo cui il pianeta è una tavola da
surf), che costituisce in questo esempio il punto di partenza per il
raggiungimento della conclusione controintuitiva.
Innegabilmente, evitare di studiare una lezione e fermarsi all’apparenza che la Terra sia piatta sono due comportamenti senz’altro ben distinti; ciò che s’intende è che sono entrambi scaturiti da una tendenza, per l’appunto.
Divagazioni a
parte, forse la strada per vivere nel modo più consono possibile alle proprie
aspettative è proprio un’accurata ricerca
della controtendenza: oltre a renderci conto del fatto che ogni cosa ha una
profondità insondabile dall’istinto - che permea la vita sociale di ogni giorno
- abbiamo la necessità di uscire dalla nostra comfort zone dei comportamenti,
delle conoscenze, degli atteggiamenti verso il mondo poiché non possiamo
permetterci di assecondare solamente la tendenza ad evitare ogni impegno al di
fuori del semplice sostentamento fisico. Anche se definirci una specie evoluta
(socialmente) fosse presuntuoso, di certo non sarebbe irragionevole: i ruoli
sociali che abbiamo ormai consolidato basano ogni loro senso sugli sforzi che
compiamo - sospinti dall’eroico furore
bruniano - al di fuori della mera sopravvivenza.
T.P.,
IVB SCIE
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