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IL CULTO DEL CIBO

Ogni persona ha un rapporto diverso con il cibo: questo rapporto complesso e personale dipende da diversi fattori come la cultura, perché il modo di interpretare il cibo varia dalla società e dall'ambiente in cui si vive, ma è anche legato a molti altri aspetti come ad esempio la religione.
Pensate che, nel Medioevo, il cristiano beveva dal proprio calice sorbendo cinque sorsi ognuno dei quali corrispondeva ad una piaga di Cristo; ogni pietanza, invece, veniva divisa in quattro, una per la Madonna e le altre tre per la Trinità. In ogni dove e in tutte le religioni il cibo non è considerato solo come un elemento materiale, ma 
mangiare è un vero e proprio atto di venerazione: basti solo pensare all'ostia consacrata che diventa per il cristiano il corpo di Cristo. L’assunzione di cibo, inoltre, deve sottostare all'esigenza spirituale di moderazione e virtù, che dipende da ogni religione. Dalla prospettiva di purificazione e redenzione, infatti, nascono i divieti alimentari e le regole per consumare determinati prodotti.
Nei testi sacri troviamo spesso il cibo al centro
dell’attenzione. Nella Torah, testo sacro ebreo, c’è un lungo elenco di cibi considerati “empi”. Tra questi troviamo gli animali impuri, come i 
volatili rapaci e notturni; inoltre è vietato cibarsi di sangue di animali, perché viene considerato vita. Cosa molto importante: se avete a pranzo persone ebree, non offrite petto di pollo al latte, è vietato cibarsi di carne e latte insieme.
Nel mondo islamico, invece, esistono dei Centri di Certificazione di Qualità Halāl, che hanno il compito di osservare le norme alimentari e i divieti.
Per quanto riguarda il mondo cristiano, non ci sono dei veri e propri limiti alimentari, solo quelli legati alla moderazione. “Il peccato di gola, non consiste nella materialità del cibo, ma nella brama di esso non regolata dalla ragione. Perciò, se uno eccede nel mangiare, non per ingordigia, ma stimando necessaria quella quantità, questo non va attribuito alla gola, bensì a un errore. Alla gola va attribuito invece soltanto questo, che uno ecceda nel mangiare per la brama di un cibo gradevole” diceva Tommaso D’Aquino nella Summa Theologica. Per Dante Alighieri, coloro che eccedevano nel cibo, dovevano finire nell'Inferno, esattamente nel terzo cerchio, dove venivano posizionati i Golosi. Infatti, la passione per il cibo, ovvero la gola, rappresenta uno dei sette vizi capitali. Nella Chiesa cattolica fa eccezione il divieto di consumare carne il Venerdì Santo e l’obbligo del digiuno in giornate particolari come il Mercoledì delle Ceneri. Una delle sfide che la nostra società sempre globalizzata è chiamata ad affrontare, è garantire ai fedeli la possibilità di esprimere le proprie credenze religiose senza discriminazione e intolleranza. Vorrei evidenziare che il cibo non è importante solo nella religione: tutti noi quotidianamente veneriamo il cibo, basti solo vedere i nostri profili Instagram. Quando apriamo un Social Network, appaiono molte più  foto di piatti che selfie. Ciò ci fa pensare che stiamo vivendo in una società dove il cibo non è più considerato come essenziale per la sopravvivenza, ma in un ambiente dove, se non si fa la foto al piatto appena portato a tavola, non sei “normale” per la maggior parte delle persone. Possiamo concludere dicendo che l’uomo ha sempre venerato il cibo, fin dall'antichità, e siamo certi che lo venererà per sempre.
Sabrina
    III A Ling. 


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