QUANTO STIAMO DIVENTANDO DIPENDENTI DALLA INTELLIGENZA ARTIFICIALE?
Intelligenza artificiale, robot, androidi, chatbot, sono tutte parole che fino ad alcuni decenni fa ci sembravano appartenere ad un futuro lontano, quasi fantascientifico e sicuramente non contemporaneo a noi.
Eppure, oggi fanno parte del nostro presente e del nostro vocabolario. A scuola, al lavoro, quando facciamo acquisti o cerchiamo informazioni, l’AI è ovunque. Dai robot che puliscono casa a quelli che fanno la spesa al posto nostro.
Quello che forse non stiamo realizzando è la velocità con la quale stiamo diventando dipendenti da questi strumenti. Fino a quale livello l’intelligenza artificiale condizionerà la nostra creatività, la nostra capacità di problem-solving, la nostra conoscenza, e in generale il nostro cervello, specialmente per le nuove generazioni che nasceranno in un’epoca dove l’AI avrà già fatto il suo avvento.
Le nuove versioni dell’AI stanno diventando sempre più autonome, avanzate e difficili da distinguere dagli esseri umani. Foto che sembrerebbero ritrarre un gruppo di amici, si è scoperto che fossero state create da un programma OpenAi. Questo porterà diverse problematiche a partire dalle truffe e dalle fake news. Di questo passo si pensa che riusciremo a creare robot con una coscienza. Una cosa incredibile è terrorizzante allo stesso modo, in quanto gli scienziati stessi non hanno ancora scoperto che cosa sia effettivamente la coscienza
Sulla scala di Kardašëv, l’umanità non ha nemmeno superato il primo livello: non credo che sarà possibile creare in laboratorio qualche cosa di cui non conosciamo neanche la vera natura.
La vera questione è etica: in un mondo che diventa sempre più digitale, sarà ancora possibile restarne fuori? È giusto creare macchine capaci di provare emozioni, se poi non siamo pronti a riconoscere loro dei diritti?
Durante la pandemia abbiamo sperimentato cosa significhi doversi adattare a obblighi sociali per poter vivere normalmente. Senza vaccino, e quindi senza green pass, era impossibile entrare nei locali, andare a scuola, lavorare. Se un giorno succedesse qualcosa di simile con l’AI, fino a che punto i governi potrebbero spingerci per farci adattare?
Alcuni ipotizzano un futuro in cui verremo “invitati” a impiantarci chip per migliorare la sicurezza e l’efficienza della società. Chip in grado di rilevare pensieri pericolosi prima ancora delle azioni. Un’idea inquietante, che sembra uscita da un romanzo distopico, ma che – purtroppo – inizia a sembrare meno fantascientifica.
In conclusione, l’intelligenza artificiale è un’arma potentissima. E come tutte le armi, non è per forza buona o cattiva in sé: tutto dipende da come e da chi viene usata. Sta a noi decidere se sarà uno strumento di progresso o una trappola dalla quale sarà impossibile uscire.
SL 4B SCU
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