Sulla mia pelle. Di certo c’è solo la morte, il numero delle volte che, invece, si può uccidere una persona è infinito.
Sulla mia pelle è una pellicola di rottura promossa dal regista Alessio Cremonini, che narra la triste vicenda del giovane Stefano Cucchi. Quando nel 2018 la pellicola uscì, la ricezione al Festival di Venezia nella sezione Orizzonti fu entusiasta tanto che gli applausi, a seguito della visione, durarono ininterrottamente circa 7 minuti. Il film è poi stato distribuito dalla Lucky Red e sul servizio Netflix, raggiungendo notevoli risultati ai botteghini e visualizzazioni sulla piattaforma on line. La critica si è pronunciata favorevolmente nei confronti della proiezione, che non insiste sulla violenza e sulla morte, quanto piuttosto sulla dimensione familiare di Cucchi. È indubbiamente difficile trattare un argomento delicato come quello che la pellicola propone, senza generalizzazioni e senza fare “di tutta un’erba un fascio”. È certo che il nucleo del film ruota attorno al rispetto dell’articolo 32 della Costituzione, che obbliga lo stato a farsi garante del diritto fondamentale della salute di ogni cittadino, non solo del più corretto e irreprensibile, ma anche nei confronti di coloro che hanno commesso degli errori e che il carcere dovrebbe riabilitare, in modo da permettere un reinserimento sociale adeguato. Proprio questa sobrietà nel trattare gli ultimi giorni di vita di Stefano ha segnalato il film come una pellicola meritoria, ottenendo numerosi premi (miglior regista esordiente, miglior produttore, miglior attore protagonista, David Giovani) e molte altre candidature in occasione della kermesse dei David di Donatello del 2019. Insomma, pur conoscendo i fatti di cronaca, pur nella difficoltà di approcciare il contenuto e pur con l’emotività che percorre tutta la pellicola, il film è certamente uno di quelli da non perdere.
D.V. IV B linguistico
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