La
conoscenza è sempre stata, nella storia, un'arma molto potente, capace di far
rivoltare sudditi sottomessi controllati come marionette da chi deteneva il
potere. Basti pensare al periodo fascista in Italia; Benito Mussolini ed i suoi
collaboratori, grazie alle grandi capacità di persuasione e di manipolazione
del pensiero collettivo, riuscivano a porsi come figure carismatiche e
rassicuranti agli occhi di un popolo ignorante e desideroso di stabilità. Un altro esempio è rappresentato dai membri
del "terzo stato" nella Francia del 1700, ovvero da coloro che, dopo
la presa della Bastiglia, diedero il via ad una vera e propria trasformazione
socio-culturale che oggi noi conosciamo come "Rivoluzione francese".
Questa grande parte della società, definita come terzo stato, infatti, si
ribellò al regime monarchico siccome si era resa conto delle pessime ed
ingiuste condizioni in cui viveva.
Ma
la conoscenza dei fatti non è sufficiente alla comprensione della realtà, se
gli uomini non riescono ad interagire tra loro. Se questi non parlano la stessa
lingua, dunque, non possono dimostrare quelle capacità teoriche o pratiche che
hanno acquisito nel tempo. La lingua è perciò un elemento di coesione sociale
molto importante, che permette la comunicazione tra gli esseri umani. Quando un
gruppo di individui non comprende dei concetti riguardanti tematiche globali,
perché non è in grado di decifrare il
significato celato dietro le contorte parole di una lingua, non può essere
definito ignorante, poiché questo
termine è riferito a coloro che non possiedono le conoscenze e non a coloro che
non riescono a comprendere. Al contrario, questi uomini possiedono la
conoscenza, ma non la capacità di utilizzare termini complessi tipici di un
linguaggio specifico. E' il caso dei cittadini italiani, ritenuti da alcuni
giornaliall'ultimo posto in quanto a conoscenza e comprensione del linguaggio
economico.
La lingua, come dice lo scrittore Giorgio
Pressburger, è dunque un'arma a doppio taglio. Se da un lato favorisce
l'informazione, dall'altro serve a nascondere ciò che non si vuole far sapere.
Di fronte a questa affermazione, quindi, il popolo italiano può solo essere
definito come una vittima dei "giochi" politici ed economici di oggi.Nonostante
gli scorretti giudizi negativi, gli
italiani possono dunque ritenersi cittadini resistenti ad un'oppressione
sociale, ricca di mosse politiche astute e convenienti?
M. M., IV A SCU
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