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I muri vanno abbattuti, ieri come oggi!
13 agosto 1961 ~ 9 novembre 1989

“È crollato in una notte come in una notte era stato costruito[1]”.


“Non sono venuto qui per cantare a favore o contro alcun governo, ma soltanto a suonarvi rock’n’roll, nella speranza che un giorno tutte le barriere possano essere abbattute”, dichiarò Springsteen a Berlino Est, prima di suonare davanti a 300.000 persone nel 1988. Le parole pronunciate fecero andare la folla in delirio e diedero sia al pubblico, sia agli spettatori televisivi del concerto, una nuova prospettiva di vita e di intendere la realtà.
Si espanse il desiderio di un vero e proprio cambiamento e di libertà. Fu un evento quasi profetico, considerato che tutto sarebbe accaduto da lì a pochi mesi. Il concerto divenne l’evento con più spettatori mai organizzato sul suolo di Berlino Est e fu considerato il fautore del crollo del Muro.
Per 28 anni il Muro non ebbe rispetto di nulla e di nessuno: vennero divise famiglie, amori e amici.
Precluse lo sguardo, tagliò in due strade, quartieri, parchi e cimiteri. Per tutti questi lunghi anni, anche all’inizio del 1989 il Muro sembrava incrollabile, ma la storia aveva in mente altro.
Era il 9 novembre 1989, quando in una conferenza stampa con i giornalisti internazionali, il capo della comunicazione della DDR (Repubblica Democratica Tedesca), pressato dal corrispondente italiano dell’Ansa Riccardo Ehrman, dichiarò, senza sapere cosa rispondere, che i gates erano aperti e che i viaggi erano concessi. Erano le 19:30, i cronisti si precipitarono a diffondere la notizia che si diffuse immediatamente tra Est e Ovest.
In poco tempo, ai gates di Berlino Est si accalcò la folla, le guardie tuttavia vennero colte impreparate.
Più il tempo passava, più la folla aumentava e, in alcuni punti e poco per volta, iniziò a passare. I capi della DDR si interrogarono se far intervenire l’esercito, ma la folla si ingrossava e i cronisti accorrevano. Alle 23:30 del 9 novembre 1989, il capo delle Guardie al Confine, rimasto senza istruzioni, ordinò l’apertura dei varchi. La folla esondò a Berlino Ovest e l’incubo finì. Tra abbracci, baci e pianti la dittatura sovietica in Germania parve terminare.
In questa settimana si celebra l’anniversario dei trent’anni dalla caduta del muro di Berlino, mentre, proprio la nazione che più aveva auspicato il crollo del muro, gli Stati Uniti d’America, sta costruendo un muro sul confine col Messico. Trent’anni fa, insieme a quella barriera fisica, cadeva l'idea di un mondo chiuso e diviso. Un'idea che non è mai stata sconfitta completamente e che oggi si ripresenta in forme, luoghi e modi diversi. Mi chiedo se abbia ancora un senso ricordare la caduta del Muro di Berlino, quando in Europa (e non solo), negli ultimi decenni, non si è fatto che erigerne di nuovi, fisici e virtuali. Quindi mi chiedo, quanti muri, reali e virtuali, ancora si costruiranno, prima di comprendere che non servono a nulla? “L'illusione è la gramigna più tenace della coscienza collettiva; la storia insegna, ma non ha scolari”: speriamo che le parole di Antonio Gramsci non si rivelino profetiche come quelle di Bruce Springsteen.

D.V. IV B Linguistico


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