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Un inquietante presente: Her (2013)

 


Uscito più di dieci anni fa, è quasi inquietante quanto la predizione di Her sia accurata nel delineare la nostra condizione attuale, segnata da solitudine e meccanismi di distrazione.

La storia è quella di uno scrittore che a seguito del suo divorzio si rifugia tra le braccia virtuali della sua assistente operativa, con la quale instaura una relazione. Inizialmente esitante nei suoi confronti, il nostro protagonista Theodore si abbandona sempre più a questo conveniente segnaposto, il quale è programmato per soddisfare ogni suo bisogno…fino a quando non arriva alla triste realizzazione che lui non è l'unico a fare ricorso al conforto che l’onnipresente Samantha può provvedere.

La solitudine di Theodore è magnificamente rappresentata nella cinematografia, che sia tramite inquadrature, i luoghi che lo circondano, o la musica che lo accompagna in sottofondo; ma, ancor meglio, anche nella storia in sé: quasi tutti attorno a lui sono a loro volta complici della realtà in cui vivono, dove la forma di relazione più comune è quella tra androidi e umani.

La bellezza di Her è racchiusa però nel finale incerto e infelice, che vede il protagonista di nuovo solo: la storia non pretende di incastrargli un lieto fine che ci assolva dall’angoscia causata dalla realizzazione che alla fine, a discapito di quanto il mondo possa evolvere, tutto ciò che ci rimane è noi stessi; il film va oltre l’assurdo, e nel suo elemento artificiale, riesce ad essere straordinariamente umano.

Non basterebbero tutte le parole del mondo per catturare al meglio l'affascinante e toccante essenza di Her, perciò non mi resta che incitarvi a scoprirla voi stessi augurandovi una buona visione.

T. G.

4ASCU

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