Il
2 aprile, il Teatro Nazionale di Milano ha proposto ai suoi
spettatori un musical rodato e particolarissimo: “B.L.U.E”. Uno
spettacolo d'improvvisazione, nel quale gli attori del cast
“costruiscono" (supportati dalla band) una pièce sul momento,
proprio “out of the blue”, chiedendo al pubblico una location per
il musical, insieme ad alcuni suggerimenti per il titolo.
Gli artisti-improvvisatori fanno tutti parte dei “Bugiardini”,
una delle più note compagnie di improvvisazione teatrale in Italia.
Tra loro troviamo Emanuele Ceripa, Cecilia Fioriti, Alessio Granato,
Francesco Lancia, Andrea Laviola, Fulvio Maura e Simona Pettinari,
sotto la regia e la direzione artistica di Fabrizio Lobello, uno dei
soci fondatori della compagnia. “B.L.U.E” non è il primo
musical improvvisato: quest’ultimo è infatti un genere molto
diffuso e apprezzato nei paesi anglosassoni, in quanto propone un mix
tra l’amatissimo musical, la spontaneità, e la comicità.
Ma come nasce l’improvvisazione teatrale?
È
innanzi tutto importante capire quanto l’improvvisazione sia
fondamentale per gli attori, per stimolare la loro creatività, ma
anche per fornire una soluzione pronta ai vuoti di memoria sul palco.
Questa tecnica però, al contrario di quello che si potrebbe pensare, non è affatto recente.
Affonda, infatti, le sue radici nel teatro greco con Aristofane, ma fu Plauto a renderla una vera disciplina.
Molto tempo dopo divenne poi parte anche della “Commedia dell’Arte all’Italiana”, ma si trattava di un “escamotage”, per cui gli attori facevano credere al pubblico di essere di fronte ad un'improvvisazione, mentre, in realtà, ricavavano gli elementi improvvisati dagli schemi predefiniti dei canovacci.
Successivamente, agli inizi degli anni 2000, nacquero i match di improvvisazione teatrale, veri e propri spettacoli teatrali e televisivi in cui l’obiettivo era quello di mettere in difficoltà i propri sfidanti, anche se l’improvvisazione che si studia nei corsi teatrali ha un obiettivo totalmente opposto, cioè quello di realizzare una scena in piena sintonia con i propri compagni, in modo che al pubblico sembri naturale e organizzata in modo efficace.
Questa tecnica però, al contrario di quello che si potrebbe pensare, non è affatto recente.
Affonda, infatti, le sue radici nel teatro greco con Aristofane, ma fu Plauto a renderla una vera disciplina.
Molto tempo dopo divenne poi parte anche della “Commedia dell’Arte all’Italiana”, ma si trattava di un “escamotage”, per cui gli attori facevano credere al pubblico di essere di fronte ad un'improvvisazione, mentre, in realtà, ricavavano gli elementi improvvisati dagli schemi predefiniti dei canovacci.
Successivamente, agli inizi degli anni 2000, nacquero i match di improvvisazione teatrale, veri e propri spettacoli teatrali e televisivi in cui l’obiettivo era quello di mettere in difficoltà i propri sfidanti, anche se l’improvvisazione che si studia nei corsi teatrali ha un obiettivo totalmente opposto, cioè quello di realizzare una scena in piena sintonia con i propri compagni, in modo che al pubblico sembri naturale e organizzata in modo efficace.
A.
Z. 5 B SCU
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