Campi di
concentramento in Cina
Sia che io apra
un giornale, sia che io accenda la televisione, sia che io chieda agli adulti,
non trovo risposte alle mie domande. Sui
giornali le lettere sono troppo piccole e perfette per formare, ancora una
volta nel corso della storia, la parola “campo di concentramento”. In
televisioni le immagini poco nitide, sfocano la realtà e non riesco a
distinguere una carezza da uno schiaffo. Gli occhi delle persone che mi
circondano sono vitrei, non riescono a sentire i gridi di dolore che furono
costretti a sentire già ottantuno anni fa.
I campi sono
operativi dal 2014 e gestiti nella regione autonoma di Xinjiang Uyghur. Anche
se portano ufficialmente il nome di “centri di istruzione e formazione
professionale”, i campi in realtà sono stati aperti con lo scopo di internare
musulmani. Pare siano stati arrestati e
internati un numero di persone compreso tra il milione e tre milioni, tra cui
una grande maggioranza di musulmani, ma anche cristiani e altre minoranze
etniche.
Nel 2019 gli
ambasciatori delle Nazioni Unite di 23 paesi, hanno firmato una lettera di
condanna contro i campi di concentramento in Cina, ma ben 54 paesi hanno
firmato contro, sostenendo la politica cinese. Nelle aree urbane, per questo scopo, sono stati convertiti degli
edifici già esistenti, spesso scuole, mentre in aree più in periferia, gli
edifici sono stati costruiti proprio per questo scopo. Secondo le stime le
autorità cinesi hanno internato nei lager circa un milione di Uiguri, a cui
stanno negando di vivere.
Chi sono gli
Uguri?
Sono un’etnia di
religione islamica che vive nel nord-ovest della Cina, insieme ai cinesi Han,
ma rappresentano la maggioranza della popolazione in quella regione.
Perchè succede
ciò?
Dal 2001 si è
intensificata la repressione del governo nei confronti dei movimenti
indipendentisti e separatisti come quello degli Uiguri. Nel 2009 una manifestazione Uiguri nello stato
Xingjiang è degenerata in una serie di scontri etnici con gli Han e con la
popolazione cinese, in cui sono morte centinaia di persone. Con il tempo la
minoranza musulmana ha iniziato a subire sempre maggiore repressione da parte
delle autorità cinesi. I documenti mostrano che i prigionieri non hanno
commesso nessun reato, ma si tratta di puro odio razziale. Dai testi pare che
Xi temesse un crollo del Partito Comunista, come avvenne con l’Unione
Sovietica, ed evidentemente ha trovato come unica soluzione la conversione
forzata.
Dove vengono
tenuti?
Dal 2018 i
centri di detenzione nascono ufficialmente come “centri di formazione
professionale volontaria”, ma i documenti trafugati e diffusi dalla stampa
internazionale confermano la più grande incarcerazione di massa di una
minoranza etnico-religiosa dalla seconda guerra mondiale. I documenti sono commentati dal governo cinese,
ovviamente, come: "fabbricazione di notizie false”. La Cina parla infatti
di misure di rieducazione, che sono necessarie per prevenire la
radicalizzazione e il terrorismo.
Cosa subiscono?
Stando a quanto
riferito, i campi devono aderire a un rigoroso sistema di controllo, con
sorveglianza 24 ore su 24. Qui le persone
sono costrette a rinnegare le loro convinzioni e la propria cultura e ad
elogiare il Partito Comunista, a bere alcolici e mangiare carne di maiale
(pratiche vietate dalla religione islamica). I detenuti guadagnano “crediti”
per il processo di trasformazione ideologica e il rispetto della disciplina
finché la “trasformazione” non avviene completamente. Possono sentire i parenti
una volta al mese in videochiamata o con una telefonata a settimana: unico
contatto con il mondo esterno. Ci sono stati molti resoconti di persone che
hanno subito e visto torture, stupri, abusi di ogni tipo.
《L’impotenza
uccide più del dolore.》
Perché il 27
gennaio di ogni anno, noi e tutto il mondo, ci fermiamo a riflettere e a ricordare?
La giornata della memoria serve proprio a
questo, a non commettere lo stesso errore, a non dimenticare le stragi compiute
a ricordare a che punto l’essere umano si è spinto. Provo rabbia, e non posso
fare a meno di non parlare di tutto questo, l’ipocrisia del genere umano non ha
limiti. Detesto il fatto che ne siamo venuti a conoscenza solo ora, e detesto
anche il fatto che l’unico modo in cui metteranno fine a tutto questo, se ne
metteranno fine, sarà la violenza. Questo è un altro olocausto, ma nessuno ne
parla. Prendiamo consapevolezza e abbiamo la pietà di aprire gli occhi davanti
una violenza simile.
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