Stare un passo indietro significa, innanzitutto, che non si può decidere la direzione da prendere, si segue la scelta di chi guida. Che è esattamente la fotografia del mondo, visto che il numero di donne elette alla guida del proprio paese è esiguo rispetto a quello degli uomini, così come per i parlamentari. Di fatto noi siamo un passo dietro chi comanda.
Stare un passo indietro significa, anche, avere meno potere economico. E anche in questo caso il tasso di disoccupazione femminile e la difficoltà nel raggiungimento della parità salariale, ci confermano che forse i passi sono pure più di uno.
Stare un passo indietro, poi, significa non disturbare chi sta avanti. Essere discrete, poco appariscenti, non alzare la voce, non pretendere troppo: che è esattamente quello che ci viene detto di fare da quando nasciamo. Essere belle in modo convenzionale: non grasse, non troppo magre, non volgari, sempre attente ad apparire curate.
Essere un passo indietro vuol dire rinunciare a dire la propria opinione per paura di essere attaccate o sminuite, trattate da sciocche, offese per l’aspetto e sminuite per l’intelligenza.
Siamo un passo indietro, e non rispetto a nostro padre, nostro fratello, il nostro migliore amico o fidanzato: siamo un passo indietro rispetto a quello che siamo e possiamo essere.
Dobbiamo smettere di rivolgerci al patriarcato perché riconosca il nostro valore. Dobbiamo ammettere che in questo sistema il successo è sospetto. Dobbiamo capire il nostro
potere, capire che non siamo in balia di questa cultura: ne facciamo parte, possiamo modellarla, ma ciò richiede dell’attività concreta, non il semplice commento dell’esistente. Smettiamo di reagire agli ingranaggi, rivolgiamo il nostro attacco alla macchina stessa.
Dobbiamo rivendicare la cultura, occuparla. Dobbiamo ricordarci che il nostro mondo non deve essere per forza così. Non dobbiamo per forza premiare lo sfruttamento, non dobbiamo per forza sostenere il degrado del pianeta, della nostra anima e del nostro corpo. Possiamo resistere. Dobbiamo smettere di pensare così in piccolo.
Dobbiamo recuperare l’immaginazione. Ci siamo lasciati limitare, infettare dalla visione patriarcale. Vediamo soltanto fin dove vedono loro. Dobbiamo ricominciare a guardare al di là della struttura che ci è stata data. Il modo in cui ordiniamo la nostra vita, la nostra casa, il nostro lavoro, la nostra anima. La nostra visione del mondo deve essere reimmaginata radicalmente.
Uomini e donne, insieme, devono unire le forze e distruggere un nemico che ci fa illudere di avere il mondo tra le mani, quando, in realtà, non siamo altro che succubi pedine di questo mostro che ci divora dall'interno: il patriarcato.
I passi da fare saranno più di cento, ma, io, intanto, vi chiedo di fare il primo. Appena capirete quanto è necessario il femminismo nella vita di qualsiasi essere umano, indipendentemente dal genere, smetterete di fermarvi al superfluo, all'apparenza; smetterete di farvi illudere; aprirete gli occhi e vi accorgerete di tutto il dolore e il male che il patriarcato ha provocato a tutti noi, nel corso degli anni, e sarete pronti a volerlo eliminare definitivamente.
Desirée.
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